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Matteo Rovere: «Ecco le mie adolescenti perverse»

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Elena (Chiara Chiti), Michela (Nadir Caselli) e Alice (Desiree Noferini) sono le tre protagoniste esordienti del film «Un gioco da ragazze» di Matteo Rovere, prodotto da Colorado e Rai Cinema, in concorso venerdì al Festival di Roma e dal 7 novembre nelle sale. Rovere, come è nata l'idea del film? «Mi sono ispirato al libro omonimo pubblicato dalla Colorado che mi ha offerto l'occasione di questo lungometraggio dopo aver vinto il Nastro d'argento per il corto "Homo Homini Lupus" con Filippo Timi». Ancora una volta il mondo adolescenziale conquista il grande schermo: sono davvero cattive le ragazze di oggi? «Senza offrire alcun giudizio morale, ho cercato di raccontare un mondo giovanile che, sicuramente non è la maggioranza, ma esistei. Elena incarna la leader del gruppo, è magnetica, intelligente, sicura. Per lei la seduzione è un'arma per conquistare il mondo e la sopraffazione un mezzo per colpire chi non condivide la sua realtà. Lei e le sue amiche vanno a letto con gli adulti e con i coetanei. Si stordiscono con la musica (il brano "Nell'aria" di L'Aura e le musiche house di Coccoluto), di ecstasy e di esperienze tragressive, usando il bullismo per esercitare violenza fisica e psicologica sulle loro rivali. Finché un nuovo prof (Filippo Nigro) entra nella vita delle ragazze, cercando di cambiare qualcosa e diventa parte del suo gioco». Le cattive ragazze vincono sempre? «Diciamo che non escono sconfitte. La realtà è che non hanno una cultura che le sorregga, nè una forte passione interiore e l'unica legge per loro è Internet, un mondo senza regole e senza censura. Sono intelligenti, più dei loro coetanei maschi, sono lucide, razionali e vanno bene a scuola: i loro genitori sono contenti di loro ma non si accorgono di avere figlie prive di emozioni sane». Si sente più vicino ai cattivi ragazzi di Salvati o ai buoni di raccontati da Moccia? «Ho visto "AlbaKiara" e non mi è piaciuto dal punto di vista cinematografico. Però tra la mia e la sua trama esistono degli accostamenti. Mi auguro che il mio film venga vietato ai 14 anni e sono d'accordo con Moccia quando dice che la maggioranza degli adolescenti italiani sono bravi ragazzi. Però esiste anche la loro parte oscura, qualla che io racconto».

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