L'industria editoriale in eterna crisi. Solo i ragazzi la possono salvare
È importante l'intonazione ma anche la voce che cambia e le diverse modulazioni e sfumature. «La lettura ad alta voce da una parte sviluppa l'aspetto relazionale con i genitori - sottolinea Giuliano Vigini, editore, saggista e grande esperto di produzione e mercato del libro - e dall'altra crea un ambiente favorevole alla lettura per il bambino». Non è una novità ma è bene ripeterlo: l'humus è favorevole alla lettura se i genitori sono prima di tutto dei lettori, se la casa dove nasce e cresce il pargolo è ricca di volumi, se il bimbo fin da piccolo s'abitua a vedere mamma e papà maneggiare libri, sfogliarli e naturalmente leggerli. In fatto di libri l'Italia è un Paese assai strano: da una parte ci sono gli adulti afflitti da qualche forma misteriosa d'allergia alla lettura (la percentuale di un libro a testa all'anno è un'esemplificazione neanche poi tanto lontana dal vero) dall'altro c'è un vasto mondo bambino che «divora» libri. «Le cifre parlano chiaro - spiega il dott. Vigini - nel 2007 gli acquisti dei libri per bambini sono aumentati dell'11,8 per cento. Un boom: basti pensare che quelli per gli adulti sono cresciuti solo dell' 1,2 per cento. In soldi si tratta di un fatturato di 123 milioni di euro». In altre parole l'editoria italiana si salva grazie alla letteratura per l'infanzia. «Decisamente è stato un buon periodo - prosegue Vigini - dovuto anche a uscite straordinarie. Ad esempio quella del settimo libro di Harry Potter che solo nei primi quindici giorni ha venduto un milione di copie. Dico questo perchè il mercato del libro è molto oscillante e non bisogna mai abbassare la guardia». Quindi mai adagiarsi sugli allori. Ma esaurita la saga del maghetto «dalle uova d'oro» (in realtà non s'esaurisce mai perchè le vendite dei sette volumi di Harry Potter sono sempre alte e l'imminente uscita dell'ennesimo film accresce la voglia di acquistarne) altre saghe si affacciano all'orizzonte. «Brisingr» il terzo libro di Christopher Paolini (il baby writer che ha già spopolato con «Eragon» e «Eldest») è già in libreria ma nell'edizione inglese. Non è frequente vedere nel reparto «infanzia» dei gruppetti di ragazzine che lo prendono dagli scaffali, lo sfogliano, lo sbirciano e vagheggiano il momento (ormai vicino) in cui potranno leggerlo in italiano. L'ultima «fatica» di Geronimo Stilton «La grande invasione di Topazia» è già ai primi posti nella classifica dei libri più venduti. Ma cosa s'intende per letteratura per l'infanzia? «Il settore va dai 3 ai 13/14 anni - prosegue Vigini - Tutto fila liscio fino ai 12 anni circa. Intorno a questa età, però, cominciano i problemi. È il periodo della pre-adolescenza in cui non ci si sente più bambini ma neanche adolescenti. È l'età in cui s'abbandona la lettura anche se si era dei lettori forti. C'è un vuoto di offerta. E la sfida per gli editori ora è proprio quella di trovare una programmazione che interessi realmente questa fascia d'età». Ma come fanno i genitori a fare superare questa crisi ai propri figli pre-adolescenti? «Non è importante dare loro un libro piacevole meglio un testo che interpreti la fase di sviluppo che lui sta vivendo, che lo accompagni in questo momento delicato. Il motto è "a ciascuno il suo libro". Non c'è niente di peggio di una lettura noiosa». Leggere costa fatica, però. Come allenare un giovane alla lettura? «La famiglia è il primo luogo dove si forma la lettura. Non si può delegare la scuola. Piuttosto il luogo dell'istruzione può diventare un'officina dove si sperimenta la conoscenza e la sensibilità alla lettura, il senso critico, la capacità di saper discernere. E last but not least la passione per la lingua». L'identikit del lettore italiano. «Esiste un picco di lettori tra gli 11 e i 14 anni che s'aggira sul 59 per cento. Poi nella fascia dai 15 ai 19 la percentuale d'abbassa al 55,8 per cento. E scende negli anni successivi (dai 25 ai 38 anni) al 49,8 per cento». Sdoganiamo una volta per tutte la tv, i videogiochi e i computer in genere: è vero che allontanano dalla lettura? «Non sono loro i veri nemici della lettura, non hanno questo potere di sradicare i ragazzi dal piacere del leggere. Forse riducono il tempo a disposizione, questo sì. Ma non demonizziamoli».