Alle donne lo scettro della sovranità L'erede maschio non detiene più il potere
Non che il paese avverta l'urgenza di una modifica in questo senso, sebbene Margrethe II, l'attuale sovrana, nel 1953 dovette essere definita, suo malgrado, una «erede presunta». Donne equiparate agli uomini dunque, anche all'interno dei palazzi reali: la monarchia del futuro alleggerisce i dogmi risalenti al Medioevo e garantisce ai pargoli reali di sesso femminile identico trattamento riservato ai maschi. L'Europa, in realtà, ne ha già fatta di strada. Nel Belgio per esempio, la legge salica che escludeva le donne al trono è stata abrogata nel 1991. E la Spagna sta prendendo in seria considerazione l'ipotesi di attuare un piano che garantisca parità nell'accesso al trono a maschi e femmine. A Monaco il principe Ranieri III, nel 2002, introdusse la successione «collaterale» ed abolì l'ipotesi di adozione: in questo caso se Alberto non avesse eredi diretti, sarebbero i figli di Caroline a subentrare. Per non parlare dell'Inghilterra, abituata da secoli alle regine ed ai loro (pochi, in verità) vezzi. Le eccezioni non mancano: in Giappone la nascita del piccolo Hisahito, terzo figlio del fratello dell'erede al trono, ha scalzato la cuginetta Aiko, in un primo tempo designata a diventare imperatrice. Nei paesi islamici invece funziona così: il potere «passa» al parente maschio ritenuto più anziano e capace. Ma costituiscono davvero una novità le donne a capo di un impero? La storia consegna esempi pregevoli in questo senso: una regina Vittoria, prima imperatrice dell'India, che regnò sull'Inghilterra per 63 anni. Pudica al punto da ritenere esageratamente sensuali le gambe arrotondate dei tavolini da the. Nel 1500 c'era stata Elisabetta I, figlia di quel dongiovanni ministeriale che era Enrico VIII, la vergine di ferro che dette impulso all'economia inglese e che non esitò ad ordinare la morte di un amante colpevole (fra l'altro) di non aver ricambiato con diligenza le sue attenzioni. La Russia ebbe Caterina la grande, agguerrita sposa dell'imperatore Pietro II. Nozze fruttuose, le sue: la paffuta imperatrice s'insediò sul trono grazie ad un complotto ordito con la collaborazione di uno dei suoi amanti. Si dice fosse una goduriosa, ma trovò il tempo di pensare anche ai suoi doveri di capo dello Stato, provvedendo per esempio ad una accurata riforma del sistema giudiziario. Ai giorni nostri, gli esempi si moltiplicano: l'Inghilterra ha la sua Elizabeth II, la vera lady di ferro inglese, sopravvissuta al ciclone Diana ed agli scandali che hanno farcito i tabloid britannici tradendo un minimo disagio solo nel 1992, quando definì quel periodo il suo «annus horribilis». Ci sono Beatrice d'Olanda, due virgole come sopracciglie ed il piglio di un generale e c'è proprio Margrethe, la sovrana dei danesi, autorevole nei ritratti ufficiali come le regine buone della fiabe. L'immaginario collettivo trova tuttavia linfa nelle future sovrane. Vittoria, erede al trono di Svezia, meno bella della mamma Silvia Sommerlath e della sorella minore Maddalena ma con grinta capace di farle superare un'anoressia nervosa durata anni. E soprattutto ci sono le «piccole» reali d'Europa che sembrano avere decisamente più possibilità dei fratelli di regnare sui loro paesi. Elisabeth, primogenita di Mathilde e Filippo del Belgio, per la quale alla nascita due cioccolatieri crearono delle praline con il suo nome. E poi la norvegese Ingrid, figlia del principe Aakon e di Mette Marit, seconda in linea di successione al trono dopo il papà. Ed ancora Catharina, principessina nata dall'unione fra Willem d'Orange Nassau e Maxima Zorreguieda. Chatarina sarà a suo agio: nonna, bisonna e trisonna sono state a capo dell'Olanda (Willem è il primo erede maschio da quando il principe Alessandro, figlio di Willem III, morì nel 1884). La più simpatica (o meglio, quella finora più fotografata) sembra essere Leonor de Borbon Ortiz, figlia di Felipe e Letizia di Spagna. Ha molte possibilità di diventare regina, ma per ora resta una «infanta». Qualora nasca un fratellino, addio trono.