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Stefano Mannucci [email protected] Era il 1964, ...

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Calorica. Pianse, l'immenso, vedendosi portar via una succulenta treccia di salamini. Gli lasciarono il bicarbonato. "Mastro Titta" borbottò: «E mò de 'sta polvere che me ne faccio?». Ride, al ricordo, Ornella Vanoni, allora nel romanissimo ruolo di Rosetta. «Recitavamo in romanesco, e io cercavo di camuffare l'accento milanese sparando le battute a duecento all'ora. Fabrizi mi adorava, mi aiutava a rallentare: "Viè qua, scrocchiazeppi", bofonchiava. E placava le mie ansie». Rugantino era Manfredi. «Un giorno vado a trovarlo in camera, lì a New York. Stava studiando l'inglese da un disco. Cercava di ripetere una frase che tradotta significa: "Chi bussa?", "Sono Mr.Jones". "Avanti!". Nino si fermò, alzò gli occhi al cielo e sbuffò: "Ma si nun è Mr.Jones che je dico?"». In cinquant'anni di carriera, quanti duetti irresistibili, sul palco e nella vita, per questa lady della musica italiana. Venerdì (il giorno prima dell'omaggio di Milano con un concerto tutto per lei in Piazza Duomo, e di uno special su Raiuno il 20 dicembre) ne arriveranno altri, racchiusi nel nuovo cd. In "Più di me" Ornella canta molti suoi standard condividendo il microfono con Jovanotti, Morandi, Dalla, Baglioni, Mannoia, Consoli, Pooh, Giusy Ferreri. Per soprammercato, due inediti di spessore: "Solo un volo", il singolo che le ha offerto Ramazzotti, e il molto annunciato "Amiche mai", sfida virtuale (le signore incidevano in studi separati) con Mina. «Ma il nostro è un falso duello. Non siamo mai state nemiche. La canzone scritta da Mingardi è molto furba. Ci sono due donne che si sentono affini, solidali, ma lottano per lo stesso uomo. Una situazione che mi fa un po' ridere». Perché, Ornella? «Fare l'amante a questa mia età? Figuriamoci. Io un uomo lo voglio libero, ma ce ne sono pochini. Gli uomini sono come le vecchie cabine telefoniche». Vale a dire? «Sono rotti od occupati». Andiamo, su. «È che sono esigente. Se il mio uomo non ha densità, cultura, mi annoio presto. Non mi interessa più la parte erotica. Voglio la testa e il cuore». Da grandi si trova l'amore incontaminato. «Sono stata amante, e compagna. Ma fare la moglie non è facile: quando sei sempre in giro per lavoro come fai a costruire una relazione solida? Gli uomini non ti aspettano a casa». La sua voce è stata desiderio allo stato puro. «Da ragazza sono stata consumata dalla passione. Vorrei aver evitato storie che al quarto giorno capisci non dureranno, però ti ci intestardisci. Ora sono sola da tempo: all'inizio è stata dura. A volte mi manca quello che non ho costruito, e le coccole, la condivisione, la tenerezza. Ma ho degli amici, un figlio, il nipote. Non sono infelice». Perché nel disco non c'è Paoli? «Non abbiamo avuto il tempo di coinvolgere tutti i colleghi che volevo: Sting, Elisa, Antonacci, Irene Grandi. A Zucchero volevo affidare "Questa notte c'è", così ipnotica. Con Gianna Nannini sono vent'anni che ci diciamo di fare qualcosa insieme: per il mio centenario, chissà. Ma quelli che hanno partecipato ci hanno messo gentilezza, personalità, entusiasmo. Poi, certo, avrei voluto Gino, ma c'è stato un malinteso. Pazienza». È una vita che vi inseguite. Il primo incontro? «Da Mogol, in Galleria. Due figure da Rive Gauche, con i nostri maglioni neri a collo alto. Lo udii aldilà di una parete che suonava al piano, e malissimo, "Il cielo in una stanza". Pensai: devo farmi scrivere qualcosa da questo genio. Quando lo vidi mi parve di averlo sempre conosciuto. Poi ci mettemmo mesi per incidere "Senza fine". Ero abituata a cantare a voce libera, non mi abituavo al microfono. Detestavo il mio timbro. Ero timida, non avevo stima di me stessa». Voleva uscire dal clichè di cantante della mala. «Quando mi separai da Strehler, mi rivolsi a Pasolini. Gli chiesi di scrivere per me, Pier Paolo mi fulminò: "Ornella, non si può più. È finito il patto d'onore tra mala e polizia". Aveva ragione. Come quando diceva: "ormai destra e sinistra hanno lo stesso sguardo". Frasi che risuonano intatte». Di tutti i versi che ha cantato, quello che ora forse le appartiene di più è "proviamo anche con Dio"». «Tre anni fa ho conosciuto una pastora evangelica, e mi sono battezzata. L'incontro con Dio è stato molto più efficace di dieci anni di analisi, per farmi uscire dalla depressione. Avevo il terrore di guardarmi allo specchio, oggi sono guarita, ho trovato la strada giusta per ascoltare gli altri. A chi diffida di Gesù ricordo la Voce che parlò a Paolo sulla via di Damasco: "È difficile resistere al pungolo, eh?". O le parole di Wittgenstein: "credi, è più facile"».

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