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Non è mai troppo tardi per trovare la felicità

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E a volte a dare una sterzata ad una vita «segnata» può bastare un incontro che diventa liberatorio proprio come «L'equivoco» (Bompiani, pag.160) che sconvolge le vite di Mario e Vanni, i due protagonisti dell'ultimo romanzo di Alain Elkann, giornalista, scrittore nonchè consigliere per gli eventi culturali del ministro Bondi. Ma per il metodico Mario, anziano vedovo che vive in una aristocratica villa torinese, lontana dai clamori del mondo, non è una violenza la visita inattesa di Vanni? «Apparentemente Vanni cambia la vita del suo compagno d'armi Mario in modo fastidioso - spiega Elkann - ma tutto sommato viene a redimerlo, a dargli dignità». Grazie ad un «equivoco»? «Lui, ormai schiacciato dalla vedovanza, apprende cose terribili del passato e in modo inesorabile vengono fuori rancori, gelosie, passioni, fraintendimenti, equivoci, che però lo riavvicinano a Vanni e i due scoprono una vera amicizia. Vengono fuori due persone della stessa generazione, legate dalla stessa storia e quindi con molto vissuto in comune». Quindi un incontro liberatorio? «È quel senso di libertà che va raggiunto anche da anziani, perché la vita di tutti è un equivoco, è una scelta continua che ci fa perdere inevitabilmente tante cose durante il cammino e, quindi, quando si raggiunge la vecchiaia si pensa che quel che è stato è stato. Ma c'è un valore supremo che è la vita stessa e non è mai da buttare ma da vivere». Un messaggio ai nostri anziani? «Certo, ma non solo, perché non è mai tardi per vivere una nuova passione o un imprevisto o un nuovo amore...succedono sempre cose inaspettate e può bastare un equivoco a modificare l'intreccio di una vita». Quindi l'imprevisto è positivo? «Guardi Vanni e Mario, chi è stato meglio tra i due fino a quell'incontro? Sembrano due vite fallite, ma lo sono veramente? Ada, la donna la cui vita s'intreccia con quella dei due, ha veramente sofferto o ha avuto momenti di felicità?». Ma cos'è la felicità? «E chi può dirlo? La felicità è così diversa per ognuno di noi...» Vanni e Mario esistono? «No, i due sono personaggi di fantasia ma questo mio romanzo è molto italiano, con i difetti, i pregi e le virtù tipiche degli uomini del nostro Paese». Ne parla come di una creatura... «Sì, sono molto affezionato a questo libro e mi sento molto vicino ai due protagonisti. È difficile creare personaggi verosimili, forti, in grado di provocare sensazioni e sentimenti in chi legge, ma per me la cosa più importante è che i lettori si identifichino proprio perché Vanni e Mario ci danno il senso delle nostre radici, delle nostre debolezze...della vita vera fatta di piccole cose e grandi sentimenti e sensibilità». Un messaggio pieno di saggezza non solo per i nostri anziani visto che ha dedicato «L'equivoco» al suo nipotino Oceano? «Io dedico sempre i miei libri ai miei familiari e quest'ultimo romanzo è per l'ultimo arrivato, cioè Oceano. Il messaggio e l'augurio che tutti possano e debbano vivere pienamente la vita è per tutti e, quindi, anche per il piccolo Oceano».

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