Mezzo secolo di «Parole d'onore»
È «Parole d'onore» di Attilio Bolzoni (Bur 400 pag.) raccolta di pensieri e ragionamenti mafiosi con cui il giornalista di «Repubblica», entra nel gergo della mafia, facendoci ascoltare le voci di Cosa Nostra e rivelandoci cosa significano davvero parole come omertà, denaro, dignità, famiglia, affari, amicizia. Ogni pagina del suo prezioso taccuino è il volto di un mafioso, ogni suono che viene fuori da quegli scritti, sono minacce, descrizioni, insulti, ordini, promesse e messaggi con l'accento tipico di ogni esponente di Cosa Nostra. È lo specchio di un modo di vivere, di un modo di essere e di ragionare di persone che per mezzo secolo hanno fatto la storia della Sicilia. Anche i silenzi sono un «codice» per i mafiosi, «picciotti» che si ritrovano ad avere rapporti non soltanto con altri picciotti ma anche con la latitanza, con la legge, con il carcere: vengono fuori riti e tragedie, parole d'onore anche per ricordare con rimpianto i loro antichi privilegi, le loro zone d'azione. L'Ucciardone, primo fra tutti. Confessano il loro passato o difendono il loro presente. Raccontano ancora di mogli e di figli, di padri, di sorelle o fratelli rinnegati. Uno di loro dice: «Perché in Sicilia, quello a cui non si può rinunziare, è la considerazione che hanno gli altri per te». È quella che loro chiamano la dignitudine. Sar.Bir.