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Toccherà a Pippo Baudo dare la linea alla Basilica di Santa ...

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Qualcuno di voi ha visto il film Nativity? Una donna raccoglie i bimbi di un villaggio in una capanna e narra l'episodio del profeta Elia che incontra il Signore (Adonai, in ebraico) sul monte Oreb nel fruscio di un vento leggero. I bambini, che avevano sentito mille volte il racconto, lo ripetono a memoria e a cantilena. Bene, così è nata la Bibbia. Non negli studi degli scribi che vergavano diligentemente su lettere e pergamene, ma all'ombra delle palme quando ci si riposava dalla calura del giorno, di sera, magari seduti attorno al fuoco; di notte, affascinati dal tremolio e dal luccichio delle stelle, nei momenti di pausa durante gli estenuanti viaggi lungo il pietroso deserto egiziano; nelle scuole dei villaggi della terra promessa, sotto i salici; nell'esilio di Babilonia. Insomma, il testo sacro per ebrei e cristiani si e formato sui racconti orali del popolo di Israele, tramandato di voce in voce, con ritornelli e rime per facilitare la memorizzazione. Un po' come si faceva (perché oggi non è più di moda) nelle scuole elementari e nelle medie del nostro Paese. Recita il salmo: «Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato, non lo terremo nascosto ai figli, diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto». Poi Hollywood ci ha abituato a ben altro. E il racconto si è trasformato in narrazione epica e fantastica. Chi non ricorda i Dieci Comandamenti? O Ben Hur o, più di recente, la saga biblica in tv prodotta dalla Lux Vide di Ettore Bernabei? «Beato chi è integro nella sua via/ e cammina nella legge del Signore./ Beato chi custodisce i suoi insegnamenti. E lo cerca con tutto il cuore». È il Salmo 119; 22 strofe di otto distici che cominciano ciascuno con una lettera dell'alfabeto ebraico. Un vero abbecedario della vita morale e religiosa dell'israelita. L'uso di questa tecnica compositiva probabilmente aveva lo scopo di favorire nel fedele l'apprendimento mnemonico. La "legge" non è intesa come un insieme di prescrizioni, ma come la rivelazione che Dio fa di se stesso e della sua volontà. Nel Salmo una varietà di vocaboli che spaziano sull'esistenza umana: insegnamenti, decreti, comandi, giusti, giudizi, promessa, precetti, parole, ordini, comandamenti, via, giustizia, alleanza. Luci soffuse illuminano il pavimento cosmatesco dell'antica basilica e il coro della Diocesi di Roma, diretto da don Marco Frisina ("Ensemble del Teatro dell'Opera") esegue l'antifona e i versetti. Al versetto 105 ("Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino) si dissolve e sugli schermi in tv e sui plasma in basilica apparirà la figura di Papa Benedetto XVI. Il Papa della "Parola di Dio", compirà un gesto semplice ed esemplare insieme: aprirà il libro della Bibbia e dirà: "Libro della Genesi". Per sette minuti circa, sentiremo, attraverso la voce di Joseph Ratzinger, il racconto della creazione del mondo e dell'uomo (Genesi 1;2,1-4a). Un momento emozionante perché mai, nella storia della Chiesa è avvenuta una cosa simile. Dopo il Papa il vescovo ortodosso Ilarion Alfeev, emissario del Patriarca di Mosca, Alessio II; Maria Bonafede, moderatore della Tavola Valdese; primo stacco musicale col tenore Andrea Bocelli ("Lodate Dio" di Bach); lettura del celebre attore Roberto Benigni (Genesi, 4; 5); la famiglia D'Elpidio e il direttore dell'"Osservatore Romano", Gian Maria Vian. Da Rai Uno si passa su Rai Edu 2 e così per 137 ore sino a sabato 11 ottobre quando il sigillo all'intera lettura verrà dato, sempre su Rai Uno dal Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Seguirà la sequenza degli oltre milleduecento lettori, fra cui diciasette di religione ebraica. Presenti le Chiese cristiane e persino, a titolo personale, cinque musulmani, ma non il leader religioso degli ebrei, il Rabbino Capo della città eterna, il professor Riccardo Di Segni. Un passo indietro, rispetto al coinvolgimento diretto, anche se permane il giudizio positivo. "Ogni volta - dirà sempre domani in una intervista televisiva - che ci si avvicina al testo biblico, ogni movimento o manifestazione di accostamento alla lettura, è una cosa importante che non ci lascia indifferenti. Il messaggio è quello che la conoscenza delle radici comuni porti sempre più al rispetto reciproco e all'amicizia". "Vedo in questa iniziativa - sostiene Pierangelo Sequeri, uno dei più grandi studiosi di Bibbia della Facoltà di Teologia dell'Italia Settentrionale di Milano - l'opportunità di apprezzare la trasparenza di un gesto che restituisce il testo sacro al suo interlocutore destinato. Il gesto della proclamazione, inoltre, per il credente, è atto della fede già in quanto semplice atto di lettura". Sta qui la radicalità della proposta firmata da Elena Balestri, Carmela Lisabettini, Ivano Balduini e da chi scrive; la proposta di un programma senza orpelli, talk-show, luci di un set televisivo, claque in studio o, "consigli per gli acquisti". Roma, capitale della Bibbia, una sorta di nuova Gerusalemme, e "punto di riferimento per l'intera famiglia religiosa di Abramo" come ha acutamente osservato il teologo islamico Adnane Mokrani. La Bibbia non è un semplice racconto storico, è una teologia della storia, è la storia interpretata. È nesciamà, il "respiro di Dio" nella storia, è la vicenda di un Dio che non è geloso della vita dell'uomo, ma di un Dio che vuole camminargli accanto. Ogni libro è frutto di una comunità, è il "quaerere Deum", il cercare Dio. Il grande scienziato Galileo affermava: «Lo spirito della Bibbia non ci dice come va il cielo ma come si va in cielo». La Bibbia è parola di Dio in linguaggio umano. Ciò che colpisce ed affascina, in un turbine di interrogativi e trasalimenti, è il profondo intreccio, la coscienza che a tirare le fila della storia di un popolo è Dio stesso. Gesù conosce alla perfezione le scritture ebraiche anche se non scrive nulla. Per lui la Bibbia era la Bibbia ebraica. Tutto viene scritto (il Nuovo Testamento) alla luce della Pasqua. E sulle date fra gli studiosi c'è più concordanza. Il primo scritto in assoluto del Nuovo testamento è la Prima Lettera ai Tessalonicesi, seguita dalla Seconda Lettera ai Corinti, Lettera a Filemone, lettera ai Filippesi, Galati, Romani. (dal 51 al 58 d.c.). Dopo le lettere di San Paolo nascono i Vangeli. Una ipotesi è che il Vangelo di Marco (68 d.C.) abbia ispirato il Vangelo di Matteo e Luca (85 d.c.). Giovanni scrive nel 90-95 d.C. Dal Gesù della fede si può risalire al Gesù della storia? La domanda è fondamentale. Come superare la distanza fra il racconto ed il fatto? Il teologo protestante Bultmann sostiene che del Gesù storico non sappiamo nulla. La figura di Gesù è stata creata dagli adepti della nuova religione. Fra ciò che leggiamo e l'evento raccontato c'è un fossato incolmabile. Naturalmente è una delle ipotesi. Ai detrattori della storicità del Primo e del Secondo Testamento si sono opposti scuole ferratissime in esegesi biblica e la conclusione è quella di essere di fronte, oltre che al mistero del popolo ebraico, ad una serie di fatti così incredibili che non potevano essere raccontati se non erano realmente avvenuti. Da tanti punti prospettici la lettura integrale della Bibbia in Santa Croce in Gerusalemme a Roma dal 5 all'11 di ottobre, appare così come una delle iniziative più audaci negli ultimi anni, fra le più coraggiose e controcorrente della Rai. La Bibbia "sine glossa", senza commento; la Bibbia inserita in una lettura ecumenica e interconfessionale che attuerà il sogno pentecostale in cui ciascuno "parlava la propria lingua nativa", eppure tutti si ritrovavano nella comune fedeltà alla Parola sacra (Atti degli Apostoli 2,5-11) Credenti e non credenti, ebrei, cristiani, ortodossi e persino mussulmani, gente comune. La nuda parola, nella sua infinita, capacità di toccare il cuore di ciascuno di noi.

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