Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Una grandiosa rassegna finalmente sul binario giusto

default_image

  • a
  • a
  • a

Può permettersi, in breve, di essere "simpatica e meno accigliata". Bene, questo cambiamento parte a nostro avviso da un nome, anzi, da una nomina che per la Festa rappresenta un punto di svolta fondamentale. Non a caso, la nomina di Gian Luigi Rondi a Presidente della Festa l'abbiamo salutata a suo tempo come una tra le cose che hanno consentito alla Festa stessa di migliorare enormemente rispetto al passato. L'imbarazzo di fondo consisteva nel fatto che in passato la Festa di Roma, col suo budget altisonante, i suoi programmi ambiziosissimi e guerreschi nei confronti di Venezia, non era nata da una lacuna scientifica o conoscitiva del panorama cinematografico e, soprattutto, non aveva ai propri vertici uomini di cinema a tempo pieno. Parlo dei suoi massimi esponenti, intendo, stimabili quanto si vuole ma il cui curriculum va cercato nelle pagine della politica. Il fatto che essi fossero circondati da un folto gruppo di autorevoli e validissimi esperti, come i responsabili delle varie sezioni, permetteva alla manifestazione di vivere e realizzarsi, ma non di emergere nel panorama dei Festival nazionali o internazionali. L'abbinamento tra politica e spettacolo, come dicevamo, crea sempre un certo imbarazzo. Sì, perché se uno scrive di un film o perfino di una passerella di una star del cinema o del teatro, se accanto ci trovi un politico puoi ignorarlo perché non c'entra niente, e va bene, ma se quel politico è lì in quanto ideatore, creatore, realizzatore, finanziatore (nel senso che ha trovato i soldi) del Festival che ospita quel film o quella star, bè, allora non puoi ignorarlo. E questo era ciò che accadeva prima di oggi. Di qui, l'imbarazzo di essere una pedina nella macchina acchiappaconsensi di quel o di quell'altro personaggio politico. Bene. Se Dio vuole, con Gian Luigi Rondi, tutto questo non avverrà più. Perché Rondi è un uomo di Cinema, da tutta la vita. Ha ricoperto con la massima autorevolezza, i più alti incarichi che la cultura italiana abbia a disposizione per i suoi uomini migliori, dalla Presidenza della Biennale di Venezia a quella del David di Donatello, tuttora esemplarmente gestita insieme alla presidenza dei Premi De Sica (sempre con l'Alto Patrocinio del Capo dello Stato) e dell'Accademia del Cinema Italiano. È stato uno dei primissimi volti televisivi che spiegava il film che seguiva al pubblico. Un grande divulgatore culturale, insomma. La politica è un'arte, va bene, ma che col cinema e le passerelle non c'entra niente salvo quando deve occuparsi di rappresentarlo in qualche cerimonia ufficiale (e sottolineo qualche) o di come e quando finanziarlo. Ma questa è un'altra storia.

Dai blog