Franca Valeri: «Mi mantengo giovane grazie alla cultura e alla logica»
I mitici personaggi dell'instancabile autrice e attrice tornano sul palco, insieme a tanti altri pezzi inediti, in «Carnet de notes 2008», da martedì al Teatro della Cometa di Roma, in attesa dell'imminente pubblicazione di una nuova raccolta di testi concepiti per trasmissioni musicali radiofoniche. Il suo ultimo spettacolo recupera un titolo dei suoi esordi. Per quale ragione? «Volevo proprio richiamare l'origine di alcuni testi che non ho mai smesso di recitare dal primo "Carnet de notes", datato 1951. Ora ho messo insieme pezzi vecchi e nuovi per partecipare, con mia immensa gioia, al Festival di Spoleto di luglio scorso. Basta cambiare il copione e i miei personaggi sono sempre validi in quanto la loro mentalità corrisponde alla realtà». Come è mutato negli anni il suo rapporto con la platea? «Si è consolidata l'amicizia. Nei primi anni, quando si comincia con novità assolute, si punta sullo stupore o sul senso critico del pubblico. Adesso la gente mi conosce e sento anche il suo affetto. Credo che se nel dopoguerra c'è stata una ventata di apporti creativi, ora si sta vivendo un momento di rilassamento generale che inficia la produzione artistica. Gli spettatori non sono incoraggiati a giudicare esperienze inedite e sono inclini a cercare sempre eventi molto simili e riconoscibili. Non è soltanto un difetto del teatro, ma una malattia sociale, una tragedia. Forse l'unica nazione che non ne risente perché sa promuovere con coraggio le proposte inconsuete è l'Inghilterra». C'è un segreto nella sua capacità di affrontare a testa alta l'età che avanza? «Da giovane ero facile preda delle ansie e delle insicurezze di chi non ha dimestichezza con la vita, ma poi ho lentamente definito la mia personalità, senza lasciarmi assalire dalle angosce delle donne che diventano più mature. Ho soprattutto fatto un buon uso della mia logica innata e della mia cultura». Cosa consiglierebbe a un'attrice che si affaccia oggi nel mondo dello spettacolo? «Le direi di osare intellettualmente e di ritagliarsi un proprio ambiente specifico di collaborazioni artistiche, evitando di spostarsi qua e là, dove porta il vento. Selezionare le occasioni e gli incontri è basilare per costruire una carriera che possa avere un senso e una solidità durevole». Si trova bene nel nostro Paese? «La vita di questo periodo storico mi crea un profondo disagio per infinite ragioni che inducono a rimpiangere il passato e non consentono di sperare in meglio per l'avvenire. L'Italia però mi piace perché ho una bellissima casa sul lago di bracciano e adoro girare per visitare l'immenso patrimonio artistico di cui siamo dotati anche se continuamente lo esponiamo al vituperio. Inoltre, mi consolo del male che ci circonda grazie a meravigliosi amici e alla mia abitudine a rifugiarmi in un luogo magico come il teatro».