Palladio, il mistero del genio che anticipò l'architettura moderna
Allestite a Palazzo Barberan di Porto circa 200 opere, tra cui rari disegni autografi, dipinti di Tintoretto, Veronese, Canaletto, El Greco, più di 40 modelli che ricostruiscono, da Scalpellino a Genio, la vita del più celebrato architetto di tutti i tempi. Presentata ieri alla stampa dai curatori Guido Beltramini e Howard Burns, la mostra (che sarà inaugurata oggi dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e dal ministro Sandro Bondi) è stata realizzata dal Cisa Palladio in collaborazione con la Royal Accademy of Art di Londra, dove la rassegna avrà una seconda edizione. Il percorso espositivo si snoda attraverso le dieci sale come un affascinante racconto di storia e d'arte, tanto che ad ogni visitatore sarà data, gratuitamente, un audio guida con la spiegazione di Beltramini, grazie alla quale si delinea un affresco della società dell'epoca e della rivoluzione di Palladio, inventore del linguaggio dell'architettura moderna. Si comincia con un dipinto di Leardo Bassano, che raffigura un cantiere veneto del Rinascimento. «In primo piano - ha spiegato Beltramini - uno Scalpellino, quello che doveva essere Palladio quando ancora si chiamava Andrea Di Pietro». Figlio di un ingegnoso mugnaio, una sorta di proto-imprenditore che comprava e affittava mulini, Palladio nasce a Padova e non a Vicenza come comunemente ritenuto, anche se qui comincia la sua attività, sotto l'influsso e la protezione dell'umanista Giangiorgio Trissino e influenzata dall'incisore Valerio Belli che lo introduce alle meraviglie rinascimentali. La mostra propone quindi una serie di disegni realizzati da Palladio per le prime opere vicentine, la Basilica (per la quale crea una struttura di rivestimento che lascia filtrare la luce) e Palazzo Thiene. Sono gli anni dopo il 1540 e Palladio è già stato a Roma, dove copia tutto il possibile per riportarsi a casa un archivio formidabile di antiche vestigia e di tesori cinquecenteschi. Una magnifica tela di Veronese ritrae il suo committente Iseppo Porto, rappresentante della ricchissima borghesia cittadina, ma il destino di Palladio è a Venezia, dove per l'aristocrazia del tempo crea le meravigliose ville (Barbaro, Emo, Foscari) e quindi progetta le grandi opere per trasformare il volto gotico della città lagunare con la sua architettura razionale. Con molti fallimenti (il ponte di Rialto romanizzato), ma entrando di sicuro nella leggenda. Anche se solo ora si scopre il rosso fiammante delle colonne della Malcontenta e della chiesa di San Giorgio (la facciata però non è di Palladio bensì eseguita come dimostrano i documenti esposti alla sua morte e senza disegni originali) l'impatto del grande architetto fu travolgente. Pur restando sempre povero, al contrario del rivale Sansovino, tanto che si fa editore per racimolare qualche soldo, pubblica i suoi libri, anche quelli dedicati alla riflessione sulla guerra. Con le armate disposte a difendere Venezia e concepite come elementi architettonici. Ed ecco in mostra la Rotonda, la villa con quattro facciate monumentali come il mausoleo di Alicarnasso e il disegno rarissimo in cui Palladio traccia le venti varianti del suo nuovo linguaggio. E il magnifico Capriccio di Canaletto, che mette insieme le opere non realizzate da Palladio e i capolavori che influenzeranno l'umanità per i successivi cinque secoli.