Il Papa, nella sua visita in Sardegna, ha auspicato la ...
Il contesto della celebrazione eucaristica sul sagrato del Santuario di Nostra Signora di Bonaria esclude che il Papa abbia espresso una valutazione positiva o negativa sui cattolici adulti (come si definì Prodi) o sugli atei devoti (che possono anche essere apprezzati per il loro contributo ad alcune battaglie cristiane ma che non possono sostituire i credenti nel governo delle realtà terrene). La Chiesa è la preoccupazione del Papa. L'esortazione di Benedetto XVI nell'omelia va letta contestualmente al discorso pronunciato nell'incontro con i sacerdoti ed i seminaristi e quello ai giovani di Piazza Yenne. Ai sacerdoti, ai presbiteri, agli aspiranti il Papa ha raccomandato di «approfondire la consapevolezza della vostra identità: il sacerdote, per la Chiesa e nella Chiesa, è segno umile ma reale dell'unico ed eterno Sacerdote che è Gesù». Ai giovani Benedetto raccomandò tre valori: la famiglia; una seria formazione intellettuale e morale; una fede sincera e profonda. Per il Papa la formazione intellettuale e morale è il valore «indispensabile per progettare e costruire il vostro futuro e quello della società» da «appassionati della verità». Compiti netti e distinti tra clero e laici cristiani. Una rivoluzione nei confronti del Progetto Culturale promosso dal Cardinale Camillo Ruini, per sedici anni Presidente della CEI. Le parole del Papa determinano la necessità per la Chiesa italiana di rivedere il «Progetto culturale della Chiesa», preannunciato da Ruini nella sua prolusione al Consiglio permanente del 1994 e sistematizzato nel documento fondativo del 1997. Non c'è cultura senza politica. L'attuale arcivescovo di Firenze, Betori, per anni braccio destro di Ruini, sosteneva che la cultura «non è solo quella che si elabora nelle accademie, nei laboratori scientifici, ma la mentalità che plasma la persona». Il Progetto culturale aveva come scopo quello di forare un pensiero laico debole e confuso. Il Progetto di Ruini conviveva con il sogno pieno di vita, di movimento, vissuto all'aria libera dei campi della gioventù, dell'amore, dei tanti Santi proclamati, per dare esempio, da papa Wojtyla, che non amava le sacrestie ma l'Universo. Un Universo nel quale non erano permesse distinzioni neppure per l'Italia, che del Vaticano è da sempre il giardino. Così la Segreteria di Stato, tradizionale interlocutore delle istituzioni italiane, fu sostituita poco a poco da un nuovo potere meta politico: la Conferenza Episcopale. La traumatica scomparsa della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano (il partito del Nuovo Concordato di Gennaro Acquaviva, Luigi Covatta, Livio Labor e tanti altri) corroborarono la tesi ruiniana di sostituire il partito cattolico e i cattolici in politica con le gerarchie ecclesiastiche. Da Cagliari abbiamo appreso che il Papa-filosofo distingue nettamente i valori non negoziabili della Chiesa con l'impegno dei laici cristiani. Il lungo regno di Ruini si è caratterizzato per la costante attenzione alla questione antropologica sostenuta da «opportune iniziative», dal sapiente uso dei proventi dell'8 per mille, dalla parcellizzata presenza in Parlamento di amici professionisti della politica. Pochi mesi dopo la sostituzione del vertice della CEI (il 7 marzo 2007), la caduta del Governo Prodi provocò le elezioni. Il 25 gennaio 2008 il neo Presidente della CEI, Bagnasco, dichiarò: «La CEI non c'entra nulla con la caduta del Governo: i Vescovi non si occupano di politica ma di valori. E i valori non hanno partito». Nello stesso giorno l'Assemblea di Vescovi elesse Ruini Presidente per cinque anni del Comitato per il Progetto Culturale della CEI. Qualcuno scrisse che si era instaurata al vertice della Conferenza una diarchia non gradita alla Curia. Probabilmente è questa una traduzione sempliciotta di complesse realtà. Il costante insegnamento di Papa Benedetto sembra indicare che è finito il tempo di quella Chiesa movimentista che De Rita ed Acquaviva definirono nel 1989 Chiesa Galassia, e - solo per lettura dei quotidiani - sembra evidente che il Segretario di Stato, Bertone, sta riassumendo le normali funzioni istituzionali con lo Stato italiano tipiche del suo incarico. Dopo Cagliari sappiamo che la supplenza politica delle gerarchie (forse necessaria a causa della dissoluzione del sistema politico nei primi anni '90) si è conclusa.