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MACHAN, di Uberto Pasolini, con Dharmapriya Dias, Gihan de ...

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Adesso Uberto Pasolini, il fortunato produttore di "The Full Monty", esordendo nella regia ce lo fa considerare dal punto di vista degli altri. Così è andato a Ceylon, tra le gente vera, afflitta da una miseria quasi totale e dedita unanime a un unico sogno, quello di andare lontano, possibilmente in Germania, per rifarsi una vita, trovar lavoro, sottrarsi finalmente a quella assenza di tutto che lì dilaga. L'idea di base gliel'aveva ispirata un curioso fatto di cronaca che si era verificato proprio a Colombo, la capitale cingalese, così ha immaginato che tutti quei diseredati, vedendosi sempre negate le loro continue richieste di espatriare, specialmente sul versante dei visti, concessi con il contagocce dalle autorità consolari tedesche, organizzino insieme una specie di truffa grazie alla quale, facendosi passare per la squadra nazionale palla a mano riescano ad arrivare in Germania per un imminente torneo internazionale. Dopo, una volta arrivati, pensano di disperdersi tutti in clandestinità in cui ciascuno ritiene di potersi fare delle strade. La vicenda, però, anche se bene organizzata, con l'aggiunta, a caro prezzo, di carte false e di documenti contraffatti, non andrà proprio come quegli aspiranti emigranti auspicavano, tanto che, al loro arrivo, festeggiati per quello che non sono, saranno persino costretti a giocare una disastrosa partita di palla a mano non conoscendone le regole. Dopo però... Uberto Pasolini che, per il testo, ha chiesto la collaborazione di una scrittrice cingalese, pur tenendosi ancora una volta a una cifra corale, ha disegnato con attenzione le fisionomie e i caratteri dei vari personaggi coinvolti in quella curiosa avventura e poi li ha via via seguiti nella loro disperata condizione iniziale, nel viaggio ansioso e, da ultimo, in quella necessità, spinta fino al grottesco, di una partita ignorandone tutti gli aspetti; con una sola speranza, quella di scappare. La sua regia si è mossa abilmente in questa struttura singolare, ha alternato i ritmi quieti e ansiosi a quelli più vivaci e ha finito per dar vita a uno spettacolo che, pur in qualche passaggio un po' trattenuto, riesce sempre a tenersi in equilibrio fra malinconia ed euforia. Con misure garbate. Favorite dalla recitazione di un gruppo di esordienti tutti verosimili e spontanei. Scelti con estro.

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