Rourke è Leone d'oro
Ma al divo spettava certamente di più, magari la Coppa Volpi. Mickey non ha avuto bisogno del solito metodo recitativo per trasformarsi in Randy Robinson, detto Ram, l'Ariete, vecchio lottatore ammaccato che non vuole però ritirarsi nonostante i medici gli dicano che rischia di morire. Aronofski, regista del raffinato «The Fountain», sembra l'ultimo cineasta capace di raccontare il mondo violento del ring. Ma Rourke su questo mondo potrebbe dare lezioni, visto che nel 1991, al culmine della sua carriera, decise di mollare tutto per esordire come pugile professionista col sopranome di El Marielito. La sua commovente interpretazione, dove appare con lunghi capelli biondi e muscoli nuovi di zecca, accanto a Marisa Tomei (nei anni dell'amica spogliarellista) e ad Evan Rachel Wood (nel ruolo della figlia ritrovata dopo anni di lontananza e incomprensioni), ricorda un po' il suo vecchio film di vent'anni fa, «Homeboy», storia di un pugile suonato che sale sul ring, scritta proprio da Rourke con lo pseudonimo di Eddie Cook. Tra i quattro italiani in concorso, l'unico film che ha conquistato un premio è stato «Il papà di Giovanna» di Pupi Avati con la meritatissima Coppa Volpi alla migliore interpretazione maschile vinta da Silvio Orlando. Con il suo «cinema altrove» che esplora le pieghe più intime dei personaggi, Avati (vincitore sul Lido del Premio padre Nazareno Taddei, assegnato da una giuria presieduta dal critico Morando Marandini e composta tra gli altri da Gian Luigi Rondi) indaga il rapporto d'amore tra un padre (Orlando) e una figlia disturbata (Alba Rohrwacher) che per gelosia uccide la sua compagna di banco: l'attore napoletano con la sua naturale espressione malinconica e quel suo proverbiale pudore, riesce ad offrire una interpretazione coinvolgente ed appassionata. Dominique Blanc vince invece la Coppa Volpi per l'interpretazione femminile nel film francese «L'Autre» di Patrick Mario Bernard e Pierre Trividic, altra storia che s'inoltra nei tortuosi percorsi delle menti portate al crimine passionale. Tra i film premiati anche il magnifico «Teza» del maestro etiope Haile Gerima (Premio Speciale della Giuria), racconto sulle illusioni del cambiamento sociale di un medico (il bravo Aaron Arefe) tornato in patria ai tempi di Mengistu, dittatore del regime militare marxista. La giuria, presieduta da Wim Wenders si è ritirata per diversi giorni su un lussuoso gozzo ormeggiato nel lato nord del Lido e alla fine ha premiato anche il bellissimo film russo con il Leone d'argento a «Paper Soldier» di Aleksey German Jr che racconta, nel Kazakistan dell'epoca del disgelo (1961), l'allenamento degli astronauti dello Sputnik, tra i quali Gagarin, ossessionati tra il conflitto del lancio spaziale che cambierà il mondo e la paura di morire per amore del progresso. Se il premio Marcello Mastroianni è andato alla esordiente Jennifer Lawrence di «The Burning Plain» di Guillermo Arriaga, il Leone del Futuro-Premio Opera Prima Luigi de Laurentiis è invece stato assegnato al divertente «Pranzo di Ferragosto» dell'esordiente «stagionato» Gianni Di Gregorio, che ha vinto anche il Premio Pasinetti della Sngci presieduto da Laura Delli Colli. Le Oselle, i premi per la fotografia e la sceneggiatura, hanno poi riconfermato con ulteriori premi il russo German Jr. e l'etiope Gerima. Dopo la cerimonia per la premiazione, presentata da Ksenia Rappoport, è stata proiettata sul Lido l'opera rock del 1973 «Orfeo 9» di Tito Schipa Jr. (figlio dell'omonimo tenore) con dei giovanissimi Renato Zero e Loredana Bertè, arrivati all'ultimo minuto a causa di una lite. Ridimensionate invece le polemiche sul film «La Fabbrica dei tedeschi», dedicato ai 7 operai morti nella ThyssenKrupp, che finisce con la vera voce straziante di Giuseppe De Masi, il più giovane delle vittime: la madre chiede a tutti di boicottare il film perché quella voce, registrata al 118, lei aveva chiesto di non inserirla. Telefonata che però, ha ricordato il regista Mimmo Calopresti, era già stata trasmessa dal Tg1, da La7 e ripresa da uno spettacolo teatrale. Resta confermata l'anteprima a Torino il 12 settembre, alla presenza dei familiari delle vittime, e poi l'uscita, con la distribuzione dell'Istituto Luce, presieduta da Luciano Sovena per il quale «è chiaro che l'assenso dei familiari delle vittime è decisivo per l'uscita nelle sale».