Quando la mamma è stronza

Essere mamme a New York o, per la precisione, a Manhattan nell'Upper East Side? Tutta un'altra cosa. Intanto nel quartiere più trendy della Grande Mela non si è semplici «mum» ma feroci Monzillas, che già due ore dopo aver partorito sono in forma, super assistite da tate, di ogni nazionalità che spingono non semplici passeggini ma «bugaboo» con le borse porta-pannolini firmate Louis Vuitton, disinvolte nello spendere migliaia di dollari per il guardaroba del neonato, pronte a tutte per garantire all'erede le migliori scuole a cominciare dall'asilo. Il difficile mestiere di mamma raffinata ed impeccabile nell'esclusivo quartiere newyorkese è raccontato nel romanzo "Quando la mamma è stronza" (Sonzogno pag. 322) in modo disincanto, ironico ed onesto da Jill Kargman, che ha vissuto sulla propria pelle l'esperienza «monzillas» essendo cresciuta a Manhattan, nell'Upper East Side dove abita col marito e due figlie. Tra le mamme stronze ci sono: l’ a-mam-ressica: madre che perde il peso accumulato in gravidanza nel giro di due settimane dal parto; la sequestratrice di tate: madre che non è in grado di selezionare/assumere una tata, e che quindi piomba in un campo giochi cercando di rapire quella di qualcun altro; le in & in, incinte e inorgoglite: mamme in divenire che indossano magliette che lasciano scoperto il pancione e che blaterano su quanto si sentano vive. Il messaggio della Kargman è chiaro: il lusso, la ricchezza, prima o poi stancano, quello che ti resta dentro e ti arricchisce è il sorriso di tua figlia, è il refrain di una canzone, è lo sguardo del tuo compagno. Anche a NY, nell'Upper East Side.