Sua maestà Valentino
La proiezione per la stampa ha destato commozione e ammirazione: tutti in piedi ad applaudire sotto gli occhi dello stesso Valentino Garavani (affiancato dalla la top model Eva Herzigova) e dal socio, compagno di sempre, Giancarlo Giammetti. Il film, evento speciale della Sezione Orizzonti, è stato proiettato in serata ad un galà al Teatro La Fenice e poi festeggiato con un party al Museo Peggy Guggenheim, con Charlize Theron, Claudia Schiffer, Simona Ventura e tante altre star. Il documentario ricostruisce la carriera dello stilista italiano, rivelando il suo lavoro nell'atelier senza nascondere le difficoltà, fino all'acquisto del gruppo da parte degli investitori Permira. Dal regista non viene tralasciato il potere dei carlini, i cani dello stilista, più importanti di qualunque abito. «Nel film c'é tutto me stesso e con grande sincerità. Persino i momenti di collera e fastidio, quelli buffi, sono miei - ha spiegato il couturier - partecipare alla Mostra del Cinema di Venezia poteva essere imbarazzante, ma credo che il documentario possa inserirsi bene in questo festival. Ho lasciato la moda dopo l'ultima sfilata parigina, ma continuo a insegnare, coltivando il sogno di realizzare abiti per la lirica e per la danza. L'alta moda non può e non deve morire, è un mondo di sogno e bellezza, ci sono ancora pochi gruppi di belle donne che ci tengono ad avere vestiti così particolari e costosi». Il film, che la prossima settimana sarà anche al Festival di Toronto, avrà una distribuzione internazionale, ma non si sa se in Italia uscirà nelle sale o direttamente in dvd. Di sicuro, non è il «santino celebrativo di Valentino», ma un affresco sincero, commovente, a volte anche duro, sul mondo della moda, passato da artigianato creativo a industria globale. La passione di vestire le star degli anni '40 inizia per Valentino da bambino. Da qui il film si sposta poi nel privato, nella sua vita tutta lavoro e jet set, con gli amici vip ospiti nelle sue splendide «case» (lo chalet di montagna a Gstaad, il castello del '600 vicino Parigi, la residenza ottocentesca a Londra, la villa romana sull'Appia antica, l'appartamento a Manhattan, lo yacht Blue One di 46 metri e o l'atelier di Palazzo Mignanelli a Roma). Non si fanno sconti all'industria che ha rilevato il gruppo, gli inglesi di Permira, e al giovane presidente del gruppo Valentino (dimessosi qualche tempo fa) Matteo Marzotto: «Siamo in ottimi rapporti con tutti» ha detto lo stilista, ricordando poi il suo rapporto con icone come Jackie Kennedy, l'elegantissima Marella Agnelli, o con Julia Roberts e Gwyneth Paltrow. Emerge la sua passione per l'estetica e la sua idea di femminilità «misurata, non ostentata, perché la bellezza non è fisicità ma trasmette eleganza nei movimenti e oggi anche una donna brutta può diventare affascinante». Ma affiora anche un pizzico di megalomania: «dopo di me il diluvio», dice nel film. E poi rivolto a Karl Lagerfeld: «io e te facciamo abiti, gli altri fanno solo stracci». Nel «Valentino's day», non sono però passate inosservate le altre opere. Un naso rosso contro l'indifferenza è lo slogan del film «Pa-Ra-Da» di Marco Pontecorvo (figlio di Gillo), nelle sale. Un applauso di 12 minuti e standing ovation per la pellicola che racconta la vera storia del pagliaccio franco-algerino Miloud Oukili, cui si deve la Fundatia Parada, interpretato dal francese Jalil Lespert. Bene anche il film in gara «Akires to kame» (Achille e la tartaruga) del giapponese Takeshi Kitano,ma perplessità sono venute dal film fuori concorso dell'iraniano Abbas Kiarostami, «Shirin»: 90 minuti di primi piani a 114 famose attrici iraniane (a parte la francese Juliette Binoche), riprese come mute spettatrici di una rappresentazione teatrale che rievoca l'antica mitologia.