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De Oliveira, lezione di vita e stile dell'anziano Maestro

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Siamo caduti in tentazione, miseramente, rivivendo in un istante sensazioni imbarazzanti come la ricerca affannata della macchina fotografica nella borsetta, la custodia che non si apre, il flash che non scatta, il controluce ostile. Situazioni disgustose che pensavamo lontane dal nostro essere. Una vita di orgoglio e certezze crollate in un attimo: doveva capitare proprio adesso, così, senza preavviso. Vederlo arrivare, e non capire più nulla. Si avvicina con passo deciso, riempiendo di vita la giornata paralizzata dall'arrivo di un Valentino che irretisce e riduce tutti ad un timore e a una reverenza quasi paradossale: «The Last Emperor» di nome e di fatto, nemmeno l'imperatore dei Tarocchi Arcani Maggiori suscita tanto panico attorno. Invece «lui» no, porta la vita, la speranza. Scandisce questa afosa giornata di agosto col battito del suo bastone sul selciato dell'Excelsior. Valentino Garavani, Giancarlo Giammetti e la loro abbronzatura rimangono solo un ricordo sbiadito. Il nostro sguardo è catalizzato dagli occhi lucidi di questo Maestro che ha quasi l'eta dei fratelli Lumiere, e non ha intenzione di mollare la presa e la cinepresa. Manuel de Oliveira il 12 Dicembre compirà 100 anni. Gira per il Lido come nulla fosse; la moglie lo rincorre (si fa per dire!). Il regista portoghese è garbato con chi gli rivolge la parola, elargisce sorrisi e discorsi più lunghi del suo cortometraggio, sagace e ironico come un giovane cineasta. È sempre paziente e disponibile, anche se a lui i Festival non piacciono, «sono come un aeroporto in cui tu stai fermo e il mondo ti gira intorno», dice, e lui di stare fermo, immobile, a contemplare se stesso, non ci pensa proprio. Grande lezione di vita e di stile Maestro. Che emozione. Posso farmi una foto col Lei?

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