Dal «Piombo» dei Subsonica al «Cappotto di legno» di ...

Dall'uscita nel 2006 del romanzo-reportage, il successo di «Gomorra» non si è mai fermato e, oltre al cinema (il film di Matteo Garrone ha vinto il Gran Prix della Giuria a Cannes), si è esteso anche alla musica. La prima dedica a Saviano dal mondo della musica è arrivata nel 2007 con «Piombo» dei Subsonica (album «L'Eclissi»), nel periodo della faida di Scampia e dell'ennesima emergenza rifiuti. La Campania cantata dalla band torinese è anche «quella del coraggio di chi sfida l'oscurità, di chi scrive denunciando la sua realtà». Sono questi i versi con cui il vocalist Samuel rende omaggio allo scrittore napoletano. Già nel 2005 Saviano aveva collaborato con gli A67 abbinando successivamente le letture del proprio romanzo alla musica della band di Scampia, e contribuendo al progetto di educazione alla legalità «Voglie parla», primo album del gruppo. Scrittore impegnato e fonte d'ispirazione per molti musicisti, Saviano ha anche prestato la propria voce al crescente fenomeno di denuncia in note: nel brano «TammorrAnticamorra» degli A67 (nell'album «Suburb», 2008), con la partecipazione di Marcello Colasurdo, l'autore di «Gomorra» ricorda Don Peppino Diana, prete ucciso dalla camorra a Casal di Principe nel '94. «Conosco gli A67 da quando scorazzavo per Scampia - spiega Saviano dal suo sito -. Partecipare al loro disco con una mia lettura è stato un po' come aggiungere qualche nota al pentagramma di Daniele, Alfonso, Andrea, Enzo e Luciano». Ed è stato lo stesso Saviano a scegliere il titolo «Cappotto di legno» per il brano del rapper napoletano Lucariello, realizzato con le musiche di Ezio Bosso, il cui video è stato prodotto da Mtv e trasmesso in esclusiva per la giornata speciale Mtv No Mafie. Qui il genere noir diventa fiction: il soggetto è l'omicidio di Roberto Saviano da parte di un giovane camorrista descritto a bordo di una moto alla ricerca della sua vittima. Cronaca, denuncia e finzione si fondono: nel brano sono campionate persino le parole di Nicola Schiavone, padre di Francesco Schiavone, detto «Sandokan», boss del clan dei Casalesi che in un'intervista si scagliò contro lo scrittore dandogli del «pagliaccio». È soprattutto l'hip hop il genere musicale che fa da megafono all'impegno civile promosso da Saviano. Sul myspace dei rapper Kosanost, viene riportato un intero intervento dello scrittore sul gruppo musicale trasmesso da Rai RadioTre. Ai Cò Sang, altro gruppo hip hop di Napoli, Saviano ha dedicato una lunga intervista e nelle recensioni di molti siti il loro disco «Chi more pe me» è abbinato al libro «Gomorra». Ha invece scelto il duplice ruolo di scrittore e cantante Marco Rovelli: autore del libro sui Cpt dal titolo «Lager Italiani» (Rizzoli), ha poi avviato il progetto musicale LibertAria e, come spiega sul suo blog, «non è un caso che alcune canzoni siano state scritte in seguito a incontri con amici scrittori: Roberto Saviano, Wu Ming, Erri De Luca, Francesco Forlani». Le collaborazioni musicali di Saviano si estendono anche allo scenario internazionale: sono i Massive Attack, che il mese scorso a Roma hanno dedicato il loro concerto a Saviano e al regista Matteo Garrone, a comporre la colonna sonora dei titoli di coda del film tratto dall'omonimo romanzo. Un pezzo dell'intervista di Enzo Biagi a Saviano è invece la conclusione della canzone «In Italia» di Fabri Fibra cantata con Gianna Nannini con la partecipazione, nel video, di Ambra Angiolini: «Un sogno ce l'hanno tutti. Il suo?», chiede Biagi a Saviano. «Uno dei miei sogni - risponde lo scrittore - era stato quello di rimanere nella mia terra, raccontarla e continuare a resistere».