Tiberia de Matteis Come è cambiata la visione di un film ...
I nuovi spettatori e il sistema delle arti» che sintetizza e documenta la progressiva rinuncia alla concentrazione e al rituale della sala cinematografica in favore degli individual media (lettori portatili, computer, videofonini, palmari) che sostituiscono a un rapimento estatico e rilassato di fronte alla pellicola la consueta frenesia da zappeur derivata dalla televisione. Il potere riconosciuto allo spettatore di interrompere la proiezione o di modificarla finirà per indurre anche i cineasti a inseguire i meccanismi perversi che regolano la ricezione domestica con la necessità di catturare lo sguardo e di ricorrere a stratagemmi destinati all'assenso del pubblico. «Se non riesci a far dilatare la pupilla del telespettatore o della telespettatrice li perderai per sempre» spiega l'autore. «Il piccolo schermo, in questo senso, è perfettamente pavloviano: attinge per forza a questi stratagemmi per conquistare l'assenso degli spettatori attirandoli con nuovi rilanci e colpi di scena. Innanzi tutto lo squalo, il bambino e la pin-up, secondo il principio dei banner pubblicitari di internet, da cui donnine poco vestite ci lanciano occhiate di fuoco invitandoci a un clic. Nulla di meglio della differenza tra l'attrice teatrale e cinematografica e la top model (al limite della pornostar), questo essere così intrinsecamente televisivo con le sue apparizioni di pochi secondi sulla passerella, tra la donna che ha un corpo e la donna che è un corpo, rende conto di questa evoluzione storica degli audiovisivi verso un atomismo iconico sempre più accentuato». È il segreto semplice e mostruoso della rapida e immeritata notorietà, la ragione della perdita di gusto estetico e spirito critico da parte del grande pubblico, il gioco subdolo e redditizio di una corrotta società dei consumi indotti e mistificanti. L'opera d'arte filmica, come il teatro, si basava sull'impossibilità di sottrarsi al meccanismo drammatico, che ora diventa fruibile in maniera del tutto personale e distaccata, decretando l'eclissi di un'esperienza assoluta come quella del tragico. La modalità di rapportarsi a uno strumento di arte e comunicazione come il cinema si rivela, quindi, discriminante per la selezione dei contenuti, inficiando il percorso catartico collettivo che ne aveva determinato la nascita e la divulgazione. Una lucida analisi che riguarda tutti, dai puri cinefili ai consumatori casalinghi, per capire come eravamo, chi siamo oggi, ma soprattutto dove rischiamo di approdare.