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Petacco: la vera Storia la raccontano solo i vinti

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Nel frattempo a Roma, centinaia di chilometri lontano dal fronte, in uno stanzone di via della Panetteria, Roberto Rossellini stava girando con mezzi di fortuna Roma città aperta». Inconfondibile lo stile narrativo delle storico, giornalista ed autore televisivo Arrigo Petacco (classe 1929) che nel suo nuovo libro «La scelta. L'invenzione della Repubblica Italiana», ci porta indietro di mezzo secolo. Petacco, leggendo il suo libro, incontriamo subito il concetto di «primato della politica». «Primato dovuto ad un forte entusiasmo da parti degli italiani, che partecipavano attivamente alla vita politica del tempo, "riscoprendo" i valori della democrazia, guidati da una grande "volontà di rinascita". La stessa classe politica di quegli anni era molto diversa da quella d'oggi, e sicuramente in buona fede: De Gasperi e Nenni, per fare un esempio, pur essendo avversari, si stringevano la mano…». In effetti, la Costituente fu fatta in soli 18 mesi… «Immaginiamo si dovesse rifarla oggi, quanto tempo occorrerebbe? Ad eccezione di soli 60 parlamentari, essa ebbe la maggioranza assoluta. È indubbio che lo "spirito costituente" di quell'epoca fu prodotto da una situazione sociale drammatica: l'Italia del nord aveva subito 600 giorni di Repubblica Sociale (e di SS che comandavano); ma anche l'Italia del Sud usciva da anni di occupazione e di umiliazioni». Tra cento anni cosa scriveranno gli storici? «Sicuramente, tra 100 anni molti storici racconteranno della guerra che noi abbiamo perduto: il 25 aprile è finita una guerra che noi non abbiamo certo vinto; mentre oggi continuano a sventolare bandiere (soprattutto rosse) per dimostrare l'esatto contrario… C'è ancora gente che crede nella insurrezione popolare del nord. Fatto non vero, in quanto quelle popolazioni sono state liberate dall'esercito alleato. È "politicamente corretto" dire che Milano, Torino e Genova si siano liberate da sole. Gli storici, tra cento anni, forse potranno raccontare come sono andate veramente le cose». Nel suo libro lei sostiene che alcune parti della Costituzione andrebbero modificate. Per quale motivo? «Per il semplice fatto che essa è nata in un momento in cui agivano due precise ideologie "imperanti": quella comunista e quella democristiana. La nostra Costituzione credo sia l'unica, accanto a quella cubana, che si dice "fondata sul lavoro". Mi sembra un po' riduttivo. Sarebbe più giusto dire che essa è fondata sulla democrazia». Lei sostiene che per modificare la Costituzione occorre innanzitutto conoscerla. Si riferisce ai nostri politici? «È così: la maggior parte di essi la conoscono in maniera superficiale. Molti non ricordano che durante i primi due anni della seconda guerra mondiale (dal 1939 al 1941) Hitler e Stalin furono alleati…; come non corretta a mio avviso è la divisione tra "fascisti tutti cattivi, partigiani tutti buoni". Non è un caso se i libri di Gianpaolo Pansa hanno fatto tanto effetto. Sto ultimando un libro che uscirà in ottobre, intitolato "La guerra strana: 1939-1940". Quando Hitler a Stalin erano alleati e Mussolini stava a guardare (la famosa "non belligeranza"). In quei 9 mesi è accaduto di tutto». Oggi, con l'avvento della tv satellitare, la Storia circola attraverso l'etere. «Può darsi. Adesso le parlo da autore di centinaia di programmi storici: purtroppo in tv sì è costretti a restare in superficie. Far parlare per mezz'ora un testimone può risultare assai noioso. Già dopo i primi 3 minuti, solitamente la soglia dell'attenzione si abbassa. Raccontare la storia attraverso i libri è cosa ben diversa: è pur vero che si raggiunge un pubblico infinitamente più piccolo rispetto a quello televisivo, tuttavia il libro ti consente di spiegare perfettamente come sono andate le cose». È accertato che i libri di storia scritti da giornalisti vendano molte più copie. Per qualche motivo? «Posso risponderle partendo dalla mia esperienza personale e professionale: quando scrivo la storia amo riportare molti aneddoti storici e personali che servono a capire e nello stesso tempo ad alleggerire la lettura. Se la storia scritta da un giornalista produce una maggior facilità di lettura, divertendo ma al contempo dicendo sempre la verità, allora ben venga lo stile giornalistico. Fu Indro Montanelli a spiegarmi come stavano le cose». Come si diventa bravi storici? «Ascoltando anche la voce dei vinti... dal momento in cui a scrivere la storia sono sempre i vincitori». Che non sempre raccontano la verità… «I miei libri spesso son diventati dei best seller, grazie proprio ai buchi lasciati dagli "storici ufficiali"». Pertanto, un bravo storico deve essere anche «revisionista»? «Se così non fosse, leggeremmo ancora la Campagna di Gallia sul "De bello Gallico" di Giulio Cesare…».

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