Panariello: «Che fortuna essere un comico toscano»
Perché ha scelto l'Amiata e non è la prima volta? «Sono affezionato alla Toscana, ma a questi posti in particolare. Qui sono sempre stato accolto bene, la Maremma è una bella palestra, una bella finestra sul mondo». E l'Amiata? «I vacanzieri che vengono da Roma, e ai quali sono legatissimo, tornano perchè sanno che ci sono io, che mi ritrovano con il nuovo spettacolo. Sono qui come un eremita, come i frati di Camaldoli quando preparano il Centerbe. Ormai sono in... gradi anch'io di fare qualsiasi tipo di amaro. Ma ci rilassiamo anche, la sera si va a giro, ci si riposa e ci si prepara per grandi appuntamenti come Verona o come quello del 27 settembre al Palalottomatica di Roma». Passa un signore tutto impomatato, stile viveur, «foularino» di seta al collo e l'intervista è sospesa. Si entra in diretta nello spettacolo. «Lo sai, a vedè quel signorino sembra che si spacchi il mondo, che le donne aspettino solo noi italiani. E invece altro che latin lover, stiamo prendendo una china pericolosa. Sono stato a letto una settimana per l'influenza e ho letto in un giornale la classifica degli amatori internazionali: primi i francesi che fanno l'amore 167 volte, seguono gli inglesi, altro che ubriachi di birra come si pensa noi, 165. Poi gli spagnoli con 160 "botte", gli americani con 150, mentre noi, i grandi amanti italiani, ci fermiamo a quota 130. Vergognatevi tutti. Sono mancato una settimana per febbre e mi avete abbassato, Dio bono, la media internazionale». Giorgio Panariello perché un comico ha deciso di preparare lo spettacolo sull'Amiata, la montagna delle religioni, del magnetismo? «È vero, magnetismo, atmosfera, e ho visto anche qualche mostro. Avevo bisogno di magia, la magia mi deve portare avanti: ho 12 date impegnative, tutte in posti importanti. Una tournèè così aveva bisogno di forte concentrazione. Scherzi a parte questa è una tournèe che mi posiziona più in alto rispetto ad altre che ho fatto». Nello spettacolo «Del mio meglio», qual è l'elemento nuovo? «Intanto la tornée ha come obiettivo quello di farmi conoscere dove non ero mai stato in teatro. Dove io, lo dico con orgoglio, sono nato prima che in televisione. Per cinque anni ad esempio, al sud, mi hanno visto solo in tv, e tutti pensano che io sono nato lì. Con "Del mio meglio" sono tornato un po' indietro. In cinque anni di tv ho fatto davvero tante cose, tanti pezzi che era un peccato buttare via. Tanta roba, simpatici sketch bruciati in cinque, sei minuti al massimo, con i tempi della televisione. Non riesci mai a far capire cosa pensi di quella cosa, di quegli argomenti. Allora ho messo insieme i pezzi migliori e ho fatto lo spettacolo. Che è nato come "il meglio di" ma è diventato ogni giorno più nuovo perché si sono aggiunte tante cose, tanti personaggi. Che oggi sono richiesti, come novità, soprattutto dal cinema, come i film di Pieraccioni, per il teatro meno». Il buttero maremmano c'è sempre? «Sì, ma perfezionato. Col buttero non sono riuscito a fare come con Mario, il bagnino. Devi venire in Maremma, parlare con loro, ascoltarli». E dopo la tournèe? «A ottobre comincerò a girare i "Mostri", un remake in omaggio a Dino Risi». E le vacanze? «Probabilmente andrò in vacanza ai primi di gennaio. A Natale, non vado fuori, non vado di certo alle Maldive, mi piace rimanere a casa, seguo la tradizione». La comicità toscana si è affievolita? «No ci si è abituati, è diverso. La nostra comicità è stata lanciata da Benigni. Poi c'è stato Pieraccioni al cinema, di Carlo Conti in televisione, di Ceccherini, del mio in tv e piano piano, quello che era il fenomeno dei comici toscani è diventato una normalità. Io faccio spettacolo da anni, da Torino ad Aosta alla Sicilia noi si funziona sempre, la stessa cosa non accade ai comici torinesi o milanesi che, per esempio a Firenze, incontrano poco. Quindi essere toscani è stata davvero una fortuna».