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Lidia Lombardi [email protected] Quel porto ...

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Perché Afro Basaldella, nato in Friuli, professore a Roma al liceo di Ripetta, e nel giro delle gallerie che facevano testo dopo la guerra, famoso negli States come esponente dell'Action Painting e dell'Informale, Afro insomma è tutto intriso della luminosità della tradizione veneta, di un Tiepolo, di un Giorgione, di un Canaletto, per capirci. E dunque Chieti, affacciata sull'Adriatico e nella regione che ospiterà l'anno prossimo i Giochi del Mediterraneo, è sfondo giusto per la rassegna curata da Gabriele Simongini e aperta fino al 15 ottobre nel Museo Archeologico Nazionale La Civitella. Con Burri e Fontana, Afro (una famiglia di artisti, la sua, padre e zio decoratori, i fratelli Mirko e Dino scultori) è tra i massimi esponenti (e tra i più quotati) della pittura italiana del XX secolo. Meno provocatore degli altri due. Ma quanto rigoroso, quanto sottile nel legare avanguardia e tradizione pittorica italiana. Racconta Valeria Gramiccia, sua unica assistente, dal '71 al '76, che una volta Afro, alla Pinacotaca di Brera, davanti a un Piero della Francesca, le diede questa lezione, che è poi la sua poetica: «Dimentica i pieni, cioè le figure, e guarda la perfezione delle forme dei vuoti. Impara a leggere i quadri antichi prescindendo dalla figura e imparerai a trovare gli stessi valori nei quadri moderni che all'apparenza non hanno un rapporto naturalistico». Un'attitudine all'analisi che ne fa un action painter a parte: uno che riflette a lungo prima di dipingere, che programma la sua opera, che la prepara attraverso i bozzetti. Ma che poi, presa la decisione, parte a razzo con il pennello e riempie d'un fiato con il colore la forma disegnata. La quarantina di opere in mostra, con alcuni inediti, testimonia anche l'interesse di Afro per le più diverse tecniche: pastelli, matite, incisioni, gouache. Perfino arazzi, realizzati nel laboratorio di Penne. Per chiudere il cerchio con l'Abruzzo.

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