«Non firmo autografi perché non ci guadagno» Connery è lo 007 più tirchio
Indiscrezioni riportate ieri sul quotidiano britannico affermano infatti che il testo sorvola sul lato più oscuro di Sir Sean: la tirchieria. Nel libro, dal titolo «Essere uno scozzese», l'attore britannico descrive il percorso che lo ha trasformato da umile operaio nella periferia di Edimburgo a star del cinema mondiale. Dopo l'esplosione della Bond mania, Connery si è sempre preoccupato di non rimanere imprigionato nel personaggio di James Bond e di mostrare la sua bravura di attore anche in altri ruoli. Ma il tabloid britannico scrive malignamente che in realtà, nello scegliere in quali film recitare, Connery è sempre stato guidato dalla necessità di guadagnare il più possibile. Sebbene possa vantare un conto in banca da capogiro, il «Daily Mail» svela che il più grande eccesso automobilistico dell'attore è stato un camper Volkswagen. Inoltre un amico di Connery ha raccontato che una volta gli domandò il motivo della sua riluttanza a firmare autografi ai fan, e la sua risposta fu: «Non mi pagano per questo». Il mese scorso la sua ex moglie, Diane Cilento, aveva rivelato che suo figlio, Jason Connery, non ha mai ricevuto nessun supporto economico dal padre per l'avvio della sua carriera di attore e regista. L'uscita dell'autobiografia avverrà in concomitanza con il 78esimo compleanno dell'attore. Il testo racconta le umili origini dell'attore: Connery ha vissuto con la famiglia nella zona industriale di Edimburgo, in un piccolo appartamento privo di bagno, che li costringeva a recarsi quotidianamente nei bagni pubblici, e ha dovuto abbandonare la scuola a 13 anni per mettersi a lavorare. Inoltre prima di vestire i panni dell'agente segreto in quel «Licenza di uccidere» che nel 1962 lo lanciò come star del cinema, Sean faceva il fattorino in una latteria della capitale scozzese, guadagnando appena una sterlina a settimana, e altri lavori come la consegna dei giornali a domicilio, il camionista, l'operaio e il lucidatore di bare.