Placido «Affronto D'Annunzio e la Duse prima di raccontare il mito del Sessantotto»
Spoon River", in coppia con Mariangela Melato, partito dalla Versiliana il 2 agosto e in tournée in questi giorni e un inedito confronto recitativo su materiali poetici, condiviso con Giorgio Albertazzi in varie tappe agostane. Quale percorso tematico è affrontato nei testi de "La ballata dell'arte" che procedono da D'Annunzio a Borges? «L'argomento è la passione amorosa, partendo dal rapporto fra D'Annunzio ed Eleonora Duse nel settantesimo anniversario dalla morte del Vate. Il mio viaggio attraversa altri autori del Novecento con una parte inedita scritta dall'abruzzese Davide Cavuti e le musiche originali di Paolo Di Sabatino». Quanto ha contato per lei la parola letteraria letta, detta e recitata? «La poesia mi ha accompagnato già dalla mia prima infanzia. Oltre ai testi di Shakespeare e Cechov, la lettura dei versi mi ha formato, dandomi le basi della drammatizzazione. Ecco perché non posso mai fare a meno del teatro e propongo la poesia sul palcoscenico. La letteratura è un elemento fondamentale, anche per i film, ed è sempre il mio punto di partenza». Cosa intende raccontare nel suo nuovo film"Il grande sogno"? «Il Sessantotto. La generazione di quel periodo pensava di poter cambiare il mondo. Questo è quello che mi piace definire "il grande sogno" e nel mio film lo ricostruisco con gli occhi di una ragazza cattolico-borghese, interpretata da Jasmine Trinca, e di un poliziotto che diventerà attore, affidato a Riccardo Scamarcio. C'è poi anche un operaio-rivoluzionario con cui si confronta Luca Argentero. Vorrei così far conoscere ai ragazzi di oggi chi fossero i loro padri». Dove e come trascorrerà le pause non lavorative di questa estate? «Avrò solo una settimana libera e la trascorrerò in Puglia con la mia compagna, l'attrice Federica Vincenti, e il nostro bambino Gabriele, il più piccolo dei miei figli». Come giudica la situazione culturale e artistica del nostro Paese? «È stato un anno importante per il cinema italiano: mi riferisco al successo di critica e di pubblico a livello europeo dei film "Il divo" e "Gomorra". È una strada da percorrere verso un cinema di qualità. Anche il pubblico è migliore: più preparato e più sensibile culturalmente. Ora possiamo evitare di trovarci a parlare di buon cinema solo in quattro e di produrre opere "di nicchia". Un film di valore può infatti avere un suo appeal per un numero crescente di spettatori». Che augurio rivolge a se stesso per il futuro? «Vorrei conservare una forte lucidità per gestire con piena coscienza il mio lavoro e per recepire gli stimoli culturali, in modo da consegnare al pubblico il cinema che si merita».