In Italia si va "in ordine sparso", per così dire, alle ...
si procede così, con iniziative che si annunciano qui e là nella Penisola - e alcune sfioriscono, altre sembrano accavallarsi tra loro, altre ancora fanno capo a istituzioni d'improbabile competenza - perché si giunse con grande ritardo alla consapevolezza di quanto fosse importante la ricorrenza per la cultura italiana. Tanto che soltanto ai primi dell'aprile scorso l'autorità di governo di allora si risolse a costituire un Comitato "ad hoc", che si dette invero un'autorevole dirigenza, che adesso è operativo ma che sconta l'esiguità dei mezzi di cui è dotato e il pesante ritardo con cui fu chiamato in campo. Si vedrà che cosa verrà fuori dalla frammentazione di mostre, pubblicazioni, seminari, spettacoli in cui si distinguono i protagonismi di enti non sempre a tanto deputati. Ma intanto, a testimonianza dell'importanza internazionale del Futurismo, due eventi sono già divenuti realtà all'estero. Mentre a Mosca il Museo Puskin s'è aperto alla grande mostra "Futurismo Italia-Russia. La rivoluzione radicale", promossa dal MART di Trento e dotata di un catalogo di alto profilo scientifico, l'Università di Helsinki, nell'ambito dell'International Society for the Study of European Ideas ha ospitato un convegno sul tema "Futurismo e immaginazione tecnologica", che si è svolto pochi giorni fa con la partecipazione di personalità provenienti da diversi paesi. L'incontro finlandese ha prodotto documenti e riflessioni molto interessanti. Lo ha coordinato Günter Berghaus, uno studioso tedesco noto per aver promosso, nel 2000, una prima pubblicazione sui rapporti tra il futurismo italiano e le avanguardie straniere, europee e non solo; della sua produzione saggistica, si ricorda innanzitutto un volume dedicato al teatro futurista, pubblicato ad Oxford nel 1998. Organizzatrice del workshop e dell'intero congresso è stata Marja Härmänmaa, una giovane studiosa dell'Università di Helsinki già autrice di vari studi sul movimento futurista, che sta completando un volume su D'Annunzio. In una sua relazione, Emilio Gentile, professore di Storia contemporanea all'Università di Roma "La Sapienza", ha sottolineato come, sin dal Rinascimento, la modernizzazione sia uno dei primi obiettivi della tradizione nazionalista, che si propone come programma ideologico non conservatore, bensì proiettato verso un futuro percepito come inedito processo del cambiamento irreversibile. In tal senso orientati appaiono gli scritti di Enrico Corradini e, soprattutto, del sociologo Mario Morasso, uno dei principali riferimenti del primo Marinetti, il quale vi riconobbe argomentazioni decisive per la legittimazione dell'espansione imperialistica e della partecipazione delle attività artistiche ad una nuova pedagogia sociale. A sua volta, Roger Griffin, professore di Storia moderna alla Oxford Brookes University, si è occupato del tema della trascendenza, che Marinetti provò a riconoscere anche all'interno dell'universo tecnologico, spazio teorico d'elezione del suo "uomo moltiplicato". Il culto della velocità, del dispiegamento di ogni energia, della macchina e della folla assume così determinazioni rituali, enfatiche e visionarie, che proiettano la storia verso un futuro prossimo imprevedibile e vitale. Berghaus ha dimostrato come la pervasiva affermazione della "macchinolatria" ha radici che riconducono a sistemi filosofici precedenti. L'insistita glorificazione della tecnologia non ha impedito a molti artisti futuristi di percepire le innovazioni tecnologiche con angoscia e preoccupazione per i destini della specie. Si comprendono in tal modo percorsi radicalmente alternativi - e finora trascurati - come il naturismo, ennesima proposta di un nuovo stile di vita, emersa negli anni trenta. L'immagine della società industriale consegnata a manifesti e opere creative appare pertanto alquanto più complessa e contraddittoria di quanto finora percepito. Jessica Palmieri, del Pratt Institute di New York, ha affrontato invece il tema della meccanizzazione del corpo, che i futuristi svilupparono soprattutto nell'ambito delle arti dello spettacolo, giungendo tra l'altro a proporre l'abolizione dell'attore. Ma ancora, Pierpaolo Antonello, dell'Università di Cambridge, ha presentato i primi risultati di una originale ricerca dedicata a Bruno Munari, l'artista milanese che, a partire dalla fine degli anni Venti, è stato attivo in vari settori delle arti visive (pittura, scultura, illustrazione). Dal canto suo, Serge Milan, dell'Università di Nizza, ha documentato come i futuristi intendessero partecipare, con i risultati di un'arte in tal senso coerentemente ridefinita, all'affermazione di una nuova sensibilità, che caratterizzasse tutti i comportamenti e l'universo simbolico dell'umanità intera. Per tali ragioni, soprattutto nella scrittura dei manifesti, scelte e obiettivi paradigmatici vengono rivendicati come manifestazioni esemplari, programmatiche e utopiche insieme, di un progetto antropologico globale, che assume riferimenti non solo dai domini dell'arte, ma anche dall'etica, dalla fisiologia e dalla gnoseologia. Altri interventi hanno sottolineato come i primi sviluppi del pensiero marinettiano siano confrontabili con i modelli ideologici caratteristici della poesia del belga Emile Verhaeren. Entrambi manifestarono entusiasticamente un ampio interesse per gli sviluppi della scienza e della tecnica, dell'urbanizzazione e dell'industria. Come ha ricostruito Natalia Baschmakoff, dell'Università finlandese di Joensuu, l'antipassatismo e la "modernolatria" dei futuristi italiani trovarono accoglienza anche all'interno del futurismo russo, determinandone l'allontanamento dai modelli espressivi tradizionali. Chi scrive ha sottolineato come i futuristi, alla ricerca di nuovi strumenti espressivi, dedicassero particolare attenzione ai nuovi media e, in particolare, alla radio e alla comunicazione televisiva, che negli anni trenta faceva registrare le prime sperimentazioni. Alcune strategie dell'avanguardia futurista prevedevano l'integrazione di parola, suono e immagine, e un'idea di letteratura proiettata al di là della verbalità esclusiva. Esse possono essere oggi considerate tra le prefigurazioni dei dispositivi testuali tipici dell'ambiente ipertestuale e, in particolare, della letteratura informatica. Concludendo, si può affermare che i risultati del convegno - presto raccolti in un volume stampato dalla casa editrice olandese Rodopi - costituiscono l'ennesima conferma della penetrazione e dell'influenza esercitate dal Futurismo non solo nel sistema delle arti, ma anche nei modelli ideologici, interpretativi e comportamentali che hanno segnato l'intero Novecento, fino alle più recenti acquisizioni della creatività, dei saperi e delle ideologie. * Professore dell'Università di Napoli