Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Pittori come popstar, cominciò messer Giotto

default_image

  • a
  • a
  • a

Quell'incipit lo fissa Claudio Strinati, sovrintendente del Polo Museale Romano e tra i massimi conoscitori dell'arte rinascimentale e barocca. È il discrimine in cui un dipinto, una statua, un affresco non sono più opera collettiva, di maestro e seguaci; sono l'effetto del «Mestiere dell'artista», come si intitola il libretto che Strinati firma e che Sellerio pubblica (172 pagine, 12 euro), riunendo le conversazioni radiofoniche che lo storico dell'arte romano ha tenuto su Radiodue nel programma di Sergio Valzania. Dunque, qual è la sostanza che individua Strinati? Che a partire da un certo periodo - per farla breve, la metà del Trecento, già prodromo dell'Umanesimo - l'artista diventa consapevole di sé, d'essere un personaggio, di svolgere insomma un ruolo sociale. In una parola di essere famoso. Uno che conta. E questo avviene perché comunica. Magari contenuti criticabili, ma comunica. Quello che avviene oggi con gli artisti più popolari, i cantanti, o i divi della tivvù, e anche gli anchormen. È quest'angolo visuale che Strinati usa per costruire una personale galleria, svariando con levità, e però profondità, da un personaggio all'altro. E partendo da Giotto, appunto colui che superò in fama Cimabue, come testimonia quel gran cronista in terzine che è Dante nella «Commedia». Giotto che è il ragazzo prodigio capace di tracciare con un sol gesto un cerchio perfetto; Giotto che nei cicli di San Francesco d'Assisi e nella Cappella degli Scrovegni cambia la lingua all'arte, «facendola parlare non più in greco ma in latino», come esemplifica Strinati, intendendo che adesso i personaggi di un affresco, di una tavola non sono più comparse in una teoria di santi o di frati, ma «dramatis personae», facce stravolte dal dolore o schiarite dalla gioia. Parlano al cuore di chi guarda, insomma. Non solo uomini e donne dipinti sono attori di un dramma. Anche i luoghi. Ecco, con Ambrogio Lorenzetti nasce la città-personaggio, che esprime, in una sala del Palazzo Pubblico di Siena, il concetto del Buono e del Cattivo Governo. Primo esperimento di luoghi significanti, come i paesaggi brumosi e sfumati di un Leonardo e di un Correggio, giù giù fino alle piazze metafisiche di un De Chirico. Masaccio il misterioso, Antonello da Messina il granda ritrattista conteso tra Venezia e Milano, Gentile da Fabriano, Filippo Lippi, Bellini sono altri famosi ricreati da Strinati. Ognuno con quel tratto che è unico. Perché non è vero artista chi non lascia il segno.

Dai blog