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Pavarotti, il genio che si presentò alla Scala in pantaloncini e ciabatte

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Contemporaneamente tutta la platea come d'incanto chiuse i propri ombrelli. Ebbene il concerto si è svolto sotto un'acqua torrenziale, tutti bagnati fino all'inverosimile a gustare e applaudire il grande Luciano». Chi racconta è il maestro Leone Magiera per 50 anni amico e direttore d'orchestra di Luciano Pavarotti che ha scritto il libro "Pavarotti visto da vicino", edito da Ricordi, pubblicato in questi giorni che sicuramente catturerà l'interesse del grande pubblico italiano. Come è stato Pavarotti, prima che come artista, come uomo? «Luciano era una persona straordinariamente generosa, amabile, attento ai problemi di tutti, con il grande dono della simpatia. Se dovessi ricordare un difetto, sicuramente la sua irascibilità e il suo irritarsi per sciocchezze ma comunque era di una bontà infinita. Non amava stare da solo, ma adorava vivere circondato da amici e prediligeva le compagnie femminili. In famiglia era molto affettuoso, ma il suo lavoro lo portava in giro per il mondo tutto l'anno». Cosa ha rappresentato come artista nel mondo della lirica Pavarotti? «Come artista è stato immenso. Il più grande tenore nella storia. Sicuramente il più famoso, mi viene in mente un episodio divertente, persino nella foresta amazzonica Pavarotti era popolare. Alcuni indigeni dopo averlo riconosciuto hanno iniziato a cantare "O' Sole Mio". Una emozione incredibile». Come le è venuta in mente l'idea di scrivere un libro sulla vita di Pavarotti? «Sono stato cinquant'anni vicino a Luciano e ho diretto l'orchestra per lui per oltre mille concerti in tutto il mondo. Mi è sembrato doveroso dopo la sua scomparsa dedicargli un libro con aneddoti della sua vita e del nostro rapporto professionale e d'amicizia». L'episodio più comico e imbarazzante della vita dell'artista? «Hanno telefonato a Pavarotti per una audizione alla Scala di Milano. Luciano stava pescando e appena avvisato si è recato al teatro in pantaloncini corti, maglietta sportiva, cappellaccio in testa e ciabatte. Il portiere non voleva farlo entrare e solo dopo alcune spiegazioni e verifiche, fu ammesso sul magico palcoscenico della Scala e il provino fu un grande successo. Il più imbarazzante è stato a Londra, quando Luciano si trovò in mezzo a una discussione tra la sua compagna Nicoletta Mantovani, da poco la sua donna e la moglie Adua che si presentò improvvisamente nel suo albergo. Alle tre di notte Luciano fu invitato dalle due donne ad andare in camera sua e Nicoletta ed Adua continuarono la loro accesa diatriba nella camera di Adua. Mia moglie, su richiesta di Luciano, scese per tranquillizzare le donne, ma arrivò la sicurezza dell'albergo e la portò via quasi di peso in portineria pensando che stesse origliando fuori la porta». Le donne di Pavarotti? Dal rapporto con la prima moglie Adua, le figlie e la seconda moglie Nicoletta? «Pavarotti si innamorava sempre delle sue segretarie. Ha avuto tre grandi amori, ognuno dei quali durava sempre più o meno sette anni. Tutte le donne lo hanno sempre lasciato perche inutilmente speravano si separasse dalla prima moglie Adua. L'unica eccezione è stata Nicoletta che riuscì a farlo innamorare, tanto da fargli lasciare moglie e figli, con invidia di tute le sue ex. Malgrado ciò l'artista è stato sempre innamorato della moglie Adua e delle sue figlie, ma il suo girovagare per il mondo lo portava ad avere altre donne che gli stavano vicino». Qual è un episodio divertente della sua cinquantennale vita di lavoro con Pavarotti? «Luciano era abituato alla mia direzione d'orchestra ma io non volevo partecipare all'evento "Pavarotti and Friends" perché dedicato alla musica pop. Di fronte alle insistenze dell' artista, mi sono truccato da nero, mani collo, faccia e persino i capelli. Ho diretto l'orchestra e nessuno mi ha riconosciuto, nemmeno i miei amici più intimi». Come ricorderà la gente Luciano Pavarotti? «Sicuramente il più grande tenore della storia della lirica. Come uomo per la sua grande generosità e il suo grande altruismo».  

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