Gaber, quell'artista da studiare a scuola
Il ministro della pubblica istruzione Mariastella Gelmini ha promesso per l'autunno un progetto per far conoscere il genio di Giorgio Gaber agli studenti delle medie superiori e delle università. Francesco Bianconi dei Baustelle ha scoperto Gaber proprio all'università. "Conoscendo la mia passione per Breil e gli chansonnier francesi, un compagno di studi mi ha suggerito di ascoltare "I borghesi". Sono rimasto abbacinato dalla profondità dei testi". "Io ho quasi pianto quando ho sentito il monologo "Qualcuno era comunista" con quel tappeto musicale che oggi definiremmo alla Sigur Ros", ha raccontato Giuliano Sangiorgi dei salentini Negramaro. "Gaber è un gigante della canzone italiana", ha spiegato Jovanotti, che non esclude di incidere in futuro un disco di cover gaberiane "ed è triste pensare che una generazione lo ignora". Massimo Ranieri ha incrociato spesso Gaber: "Era un artista straordinario. Giorgio mi manca molto… Ci manca molto!". Le "iene" Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu sono fedeli discepoli di Gaber ("A inizio carriera l'abbiamo copiato spudoratamente") eppure sono scettici sull'idea di portare il "Signor G" nelle scuole. "Rischia di fare la fine del Manzoni e diventare noioso. Lo stesso Giorgio non vorrebbe: lasciamo agli artisti e ai genitori il compito di far scoprire ai giovani Gaber e altri cantautori come De Andrè". Anche la figlia Dalia Gaberscik avverte il rischio di affidare i testi della coppia Gaber-Luporini a quei professori che rendono noiosa routine lo studio anche degli autori più geniali. "Il progetto che a settembre illustreremo al ministro Gelmini prevede lezioni nelle scuole tenute da artisti. Mi piacerebbe anche organizzare un "Gaber Day" annuale, anche se immagino la faccia attonita di mio padre, così restio a ogni forma di autocelebrazione". Nel weekend è andata in scena alla Cittadella del Carnevale di Viareggio la quarta edizione del Festival Gaber, la più intensa sul fronte artistico per le emozionanti riletture del repertorio gaberiano fatte da un cast artistico eterogeneo, che va dalla sorprendente Mietta di "Isteria amica mia" alla surreale rivisitazione strumentale di "Non arrossire" dell'elegante Roberto Cacciapaglia, fino alla coraggiosa "Il filosofo overground" di Gianluca Grignani, criticato per aver cambiato il termine "cattocomunista" in "berlusconista" nel brano "Il conformista". "È triste mettere Berlusconi in una canzone di Gaber. I suoi testi sono ancora di grande attualità: eterni come i film di Totò", ha detto Giuliano dei Negramaro che ha proposto una dolcissima "Non arrossire". L'interpretazione teatrale di "Lo shampoo" e "Porta Romana" di Massimo Ranieri ci hanno riconciliato con il termine artista troppo spesso abusato. Vibrazioni positive anche nell'effervescente omaggio di Jovanotti, che ha cantato "Mi fa male il mondo" sulla musica della sua "Ombelico del mondo". "Dopo il Premio Mogol, essere al Festival Gaber per me è un diploma", ha detto Lorenzo, che sta scrivendo una canzone per Celentano. "La musica non lo convince, ma il testo gli piace molto e mi ha promesso che non lo stravolgerà come ha fatto con "Aria". Poi il 6 settembre sposo Francesca: una cerimonia intima senza esclusive giornalistiche". Il romano Pier Luigi Colantoni con "Morire sotto una Smart" ha vinto il premio della critica fra gli emergenti del teatro-canzone, ma grandi applausi anche per l'humor nero dell'album "Da piccolo giocavo a bocce" del concittadino Paolo Pallante, cantautore d'impronta jazz di giorno e farmacista di notte a Tivoli.