Dina D'Isa [email protected] Giordano Bruno, come Galileo ...
Erano tempi di grande inquietudine per la Chiesa, segnati dalla rivoluzione umanistica da cui prese avvio il processo storico della «secolarizzazione», cioè della fondazione delle forme di vita collettiva, a cominciare da quelle politiche e su poteri esclusivamente terreni. Il mondo cristiano si era diviso e la Riforma Protestante stava assorbendo la metà del mondo civilizzato. Il Cattolicesimo rispose con il Concilio di Trento e la Controriforma. I casi di Giordano Bruno e di Galileo Galilei sono figli di quegli anni: quei processi inquisitoriali restano tuttora pagine aperte che pongono l'interrogativo sui temi scottanti della violenza e della verità, drammaticamente presenti anche nelle antiche istituzioni religiose. Nel 1633 con Galilei venne umiliata la libera ricerca. Ma trentatrè anni prima si consumò, a Roma, un'altra tragedia chiusa dalle fiamme di un rogo sul quale bruciò il pensatore Giordano Bruno. Questo terribile caso storico viene ora analizzato nel libro «Le fiamme e la ragione» di Corrado Augias (edizioni Promo Music Books, pp. 83, euro 23,90) che con l'aiuto di un Dvd allegato al volume entra nel vivo del dramma. Sulla base della narrazione sapiente e leggera di Augias s'inseriscono altri ingredienti: le immagini evocative della regista del video, Greta Meda, e quelle del regista teatrale Ruggero Cara, con le musiche originali di Valentino Corvino. Nell'introduzione, Gustavo Zagrebelsky ricorda come il rogo del 1600 segnò il massimo tentativo della Chiesa cattolica di esorcizzare il nascente pensiero moderno. Quando nel 1889 venne inaugurato il monumento capitolino di Bruno in piazza Campo de' Fiori, Leone XIII inviò una lettera di ammonimento a tutti i fedeli in cui ancora una volta il grande filosofo veniva diffamato. Il Vaticano, in seguito, cercò di far demolire il monumento. Torna ad onore di Benito Mussolini, capo del Governo, aver resistito a quei tentativi. Mentre Giovanni Paolo II, nel quattrocentesimo anniversario di Bruno, affermò che quel «triste episodio ci invita a rileggere anche questo evento con spirito aperto alla piena verità storica».