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Ferretti: «La mia Carmen neorealista pasionaria e tanguera nell'epoca di Franco»

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Subito dopo lo attende una vacanza nella sua casa in Sardegna e poi, di nuovo, a lavoro: a Venezia per finire gli allestimenti della Mostra e a Los Angeles per ultimare il settimo film che lo scenografo ha realizzato con Martin Scorsese, "Shutters Island", con Leonardo DiCaprio. Dante Ferretti, perché ha scelto di debuttare alla regia? «Per caso. Il maestro Pizzi, direttore artistico del festival di Macerata, mi ha proposto di essere presente in questo bell'evento. All'inizio pensavo di realizzare le scenografie, ma quando ho capito che si trattava della regia, sono rimasto perplesso. Spero che questo esordio non rovini la mia carriera. Scherzi a parte, sono felice di esserci». Che tipo di Carmen è quella da lei ideata? «Il personaggio è lo stesso con grande rispetto verso l'opera di Bizet. Cambia però l'ambientazione storica e stavolta Carmen si animerà nella Spagna degli anni Trenta, nel periodo del franchismo, e non nella Spagna degli zingari e dei toreri. Inoltre, invece di esibirsi nella celebre Habanera, Carmen ballerà un tango appassionato. Poi, sarà un'opera molto più cinematogtafica e meno teatrale». A quale cinema in particolare si è ispirato per la realizzazione dell'opera? «Ho voluto creare qualcosa che si avvicinasse al cinema del Neorealismo, ai film con i quali sono cresciuto, quelli di Pasolini e di Fellini. Ma anche a quelli di De Sica e Rossellini». Sarà questo l'inizio della sua carriera cinematografica, magari anche sul grande schermo? «Assolutamente no. Ho già troppo da fare come scenografo. È un lavoro che mi ha dato tante soddisfazioni e non intendo certo abbandonarlo. Ho ricevuto due Oscar e nove nomination, mentre mia moglie Francesca Lo Schiavo ha avuto due Oscar e sette nomination». Non crede che stravolgerà il personaggio della Carmen inserendolo in un periodo storico diverso? «In un set grande come l'Arena non conta il periodo storico. L'elemento più rilevante è il fatto emotivo che deriva dalle vicende narrate, non dalla scenografia. Anche al cinema ciò che conta sono gli attori e la storia. L'immagine che c'è dietro serve ad ampliare l'emozione degli spettatori. Io inserisco sempre degli errori architettonici o filologici, perché la realtà è piena di errori, mutamenti o arricchimenti. La perfezione delle immagini mi sembra una finzione. Sul grande palcoscenico dello Sferisterio ciò che colpisce di più è il vuoto, per cui ho preferito il minimalismo in modo da riempire l'assenza con la fantasia». Quali saranno i suoi prossimi progetti? «Andrò allo Chatelet di Parigi per l'opera "The Fly", tratta dal film "La mosca" di Cronemberg che ha curato la regia, mentre io ho realizzato le scenografie. Con "The Fly" saremo poi al Los Angeles Opera House il 5 settembre. Rivedrò Placido Domingo: la mia prima opera da scenografo è stata "La fanciulla del West" a Torino proprio con Domingo, da allora, mi entusiasmai per l'opera. Un anno dopo ho fatto le scenografie per "Manon Lescaut" alla Scala, sempre Domingo». Cosa ricorda della sua infanzia a Macerata e del suo passato con i grandi geni cinematografici italiani? «Ricordi bellissimi, anche legati allo Sferisterio. La mattina andavo a scuola e il pomeriggio al cinema. Poi d'estate, durante le vacanze, le mie giornate erano segnate dal cinema, sia il pomeriggio sia la sera, quando vedevo i film proiettati dentro lo Sferisterio. Per me Fellini è stato sempre un mito. Sono stato accanto a lui per quindici anni. Mi aveva sedotto intellettualmente. Con lui mi divertivo, mi telefonava spesso per sapere a cosa stessi pensando. Sul set gli piaceva ascoltare i sogni di tutti e poi raccontava i suoi. I sogni, ormai si sa, se li inventava, non era possibile che sognasse così tanto. Anche io ogni mattina mi dovevo inventare un sogno: arrivavo e glielo raccontavo, però tutti e due sapevamo che ci dicevamo un bel po' di frottole, ma con immensa poesia. Ho dei bei ricordi anche dei film realizzati con Petri, Ferreri, Pasolini e Comencini. Ora, sono arrivato al settimo film con Scorsese, è un grande sodalizio e abbiamo una profonda intesa». Cosa sta preparando con Martin Scorsese? «Il film "Shutters Island", tratto dal bestseller di Dennis Lehane, che uscirà l'anno prossimo, con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Emily Mortimer, Michelle Williams, Max von Sydow, Jackie Earle Haley, Patricia Clarkson. La storia si svolge nell'autunno del 1954, quando l'agente federale Teddy Daniels (DiCaprio), viene inviato sull'isola di Shutter, a largo di Boston, in un ospedale psichiatrico nel quale sono detenuti numerosi criminali psicopatici. Teddy viene incaricato di trovare Rachel Salado (Mortimer), una detenuta condannata per omicidio e misteriosamente scomparsa, ma un uragano si abbatte sull'isola e da lì accadranno una serie di misteri...».

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