È fissato per lunedì, a largo di Gela, il recupero del più ...
Lo schianto delle onde fece reclinare la barca su un lato e la zavorra produsse un grosso squarcio nella fiancata: la nave "cucita" - tecnica antichissima attestata nel secondo libro dell'Iliade - inghiottita dai flutti e dai fondali argillosi, sparì velocemente non lasciando traccia. Una storia che, dopo 25 secoli, è stata raccontata grazie a due sub - Gino Morteo e Gianni Occhipinti - che nel 1988 denunziano la spettacolare scoperta alla Soprintendenza. Custodita nel mare di Gela, non c'era soltanto un'imbarcazione di 21 metri ma anche una considerevole quantità di reperti archeologici, tra cui vasellame attico a vernice nera e due rarissimi askoi a figure rosse. Dopo anni di scavi e lavori di archeologia marina (con diverse operazioni di recupero gia' effettuate), la parte più «imponente», formata dalla ruota di poppa e la chiglia della nave lignea (oltre 11 metri), verrà finalmente portata a galla. I resti dello scafo giacciono su un fondale di 4-5 metri, a 800 metri dalla costa, l'appuntamento - per le autorità e i giornalisti - è fissato per giorno 28 luglio alle 10, presso il porto di Gela (banchina mezzi navali), per salpare con le motovedette della Guardia Costiera e raggiungere lo specchio di mare in cui avverrà l'operazione. Il relitto sarà recuperato grazie all'intervento di Eni-Raffinerie di Gela e Saipem che - con l'ausilio della ditta Eureco - forniranno per l'occasione un moto pontone polivalente. L'imbarcazione verrà successivamente trasportata in Inghilterra, nel laboratorio Mary Rose Archeological Services di Portsmouth - nella regione dell'Ampshire - dove si trovano già gli altri pezzi lignei recuperati nel 2003, per il lavoro di restauro per tornare a Gela dove si sta già lavorando al progetto di musealizzazione - il Museo della Navigazione a Bosco Littorio - che, oltre a "restituire" a Gela i suoi tesori, assumerebbe un significato importantissimo per il rilancio del territorio.