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Alain Elkann: rivaluteremo l'immagine artistica dell'Italia anche all'estero

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Ben 1300 esponenti dell'arte, dell'imprenditoria, della ricerca, dell'editoria, dello spettacolo, della musica, dell'urbanistica, oltre a fondazioni e istituti di cultura, privati e aziende, hanno firmato questo manifesto. E il ministro Bondi, ha ricevuto una delegazione dei firmatari lo scorso 10 Luglio, promettendo di coinvolgerli nell'elaborazione delle azioni di Governo e invitando tutti a dare il loro contributo con idee, valutazioni e proposte, riconoscendo la necessità di maggiori investimenti nel settore. Erano presenti anche Giuseppe Galasso, Folco Quilici, Antonio De Benedetti, Alberto Abruzzese, Davide Rampello e tanti altri. Alain Elkann, è soddisfatto dei risultati? «È stato un incontro importante, il ministro ha mostrato sensibilità e attenzione nei confronti delle nostre proposte per rivalutare il patrimonio culturale del Paese e l'immagine dell'Italia all'estero». Quali sono stati i punti principali discussi con il ministro? «Abbiamo parlato di tutti gli elementi che compongono il progetto: la rivalutazione dei poli museali per esempio, la realizzazione di scuole specializzate di cui abbiamo l'eccellenza, come quella del restauro (i nostri esperti sono richiesti in tutto il mondo), non solo in Italia ma anche all'estero. Esistono poi beni archeologici di cui è pieno il nostro territorio, ma poco noti. È importante aiutarli ad "emergere", ad autopromuoversi, questo perché il turismo non si riversi solo sulle più grandi città d'arte come Firenze, Napoli, Roma, ma impari a conoscere altre realtà minori ed altrettanto preziose». Cosa si può fare per mettere in atto queste iniziative? «Occorre la cooperazione di tanti settori, e non solo delle Istituzioni o delle Pubbliche Amministrazioni locali. Parlo per esempio di aziende, cui potrebbe essere affidato l'onere, e l'onore, di restaurare monumenti o musei. Parlo anche della sensibilizzazione dei privati verso quei beni territoriali che dovrebbero essere valorizzati non solo per il turismo, ma per migliorare la vita dei cittadini stanziali, che possano fruire della bellezza, ma trarne anche vantaggi, da occupazione ed economia. Non è un caso che tra i firmatari del manifesto c'è la presenza, non solo di intellettuali, scrittori, artisti, ma anche di scienziati, o imprenditori: tutti accomunati dalla sensibilità ma soprattutto dalla consapevolezza dell'importanza del nostro patrimonio storico, artistico, culturale, e di quanto una sana gestione di questo possa giovare non solo alla pura immagine, ma anche contribuire al risanamento dell'economia del Paese». Nel cittadino comune manca la consapevolezza delle potenzialità storico-artistiche territoriali? «In parte sì, manca anche un'educazione civica alla bellezza. Roma, per esempio, è un museo a cielo aperto, ma non per questo, oltre a restaurare o evidenziare i siti più importanti, si deve evitare di rispettare i parchi, la pulizia delle strade, la realizzazione di panchine, migliorando il decoro dell'ambiente e il conforto di chi ci vive». Tra i firmatari del manifesto ci sono esponenti di vari settori, ma anche di diverse ideologie politiche, il ministro ha accolto tutte le proposte? «La prima cosa che il ministro ha ribadito è che la cultura non ha colore: è cultura e basta. C'è bisogno del contributo di tutti, ciascuno con le sue esperienze e competenze, ed è un bene che tra i firmatari ci sia un'eterogeneità, perché solo collaborando si potrà realizzare qualcosa di positivo per il nostro Paese. E questo rappresenterà certamente un traino anche per la nostra economia». Lei è responsabile anche dei rapporti con l'estero, con gli Istituti di Cultura, per esempio: pure queste strutture sono coinvolte nei nuovi progetti? «Certamente, gli istituti di cultura, ma anche le fondazioni, sono partners importanti, e dovrebbero avere più fondi a disposizione per le loro attività. Abbiamo pensato ad iniziative che coinvolgano altri Paesi, per una reciproca politica di promozione e scambio culturale, uno dei più sensibili per questo è la Francia, con cui abbiamo vari progetti in essere. Per esempio, proprio nell'ottica di una cooperazione alcune direzioni di poli museali saranno affidate probabilmente a direttori stranieri. Questo è quello che già si sta verificando nella Regione Piemonte, una delle più attive nella rivalutazione artistica del territorio, a partire dalle scorse olimpiadi. Permettendo la realizzazione del progetto "Teatro a corte", aprendo al pubblico le regge reali sabaude, un tesoro precedentemente precluso a certe manifestazioni, le Regione Piemonte ha dimostrato che l'arte è un bene di tutti, e va vissuta anche dai cittadini». Cosa ricorda di Alberto Moravia? «Moravia mi ha lascito dentro la consapevolezza che senza cultura non c'è futuro né per l'individuo né per un popolo. Ed è per questo che la cultura deve tornare ad essere protagonista, anche nel dibattito politico di questo Paese».

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