Stefano Mannucci [email protected] Da noi non ...
All'Eliseo, invece, si sono divisi i compiti, e non è detto sia un bene. Monsieur si occupa delle grane pubbliche, Madame si crede un'artista. Lui è un fan convinto della moglie: l'altro giorno, a Bruxelles, ha incassato bene la citazione ironica di un testo di Carlà da parte del capogruppo dei liberaldemocratici Graham Watson, che per giunta si era rivolto a Sarkò definendolo «marito della Bruni». «Abbiamo gli stessi gusti in fatto di musica, presidente Watson, mi congratulo con lei. Riceverà il disco con dedica», aveva risposto tutto fiero. Ieri, alla cerimonia della Bastiglia, la «prima coppia» di Francia era lì, con Nicolas che guardava raggiante la consorte, casta diva con il suo chignon regalissimo e il tailleur Dior di nuovo coraggiosamente viola, che fa molto Jacqueline, e poco popstar. D'altra parte, il "disco di Stato", il terzo della carriera pop dell'ex modella, è di una inconsistenza disarmante, anche se la strategia mediatica d'Oltralpe non concede spazi a critiche maligne. In questo "Comme si de rien n'etait" (si traduce "come se niente fosse", ribaltabile in "come se fosse niente"), c'è poco da salvare: forse solo l'elegiaca "Salut Marin", dedicata allo scomparso fratello Virginio, appassionato velista. Lì ci senti un dolore privato che buca la pelle e strappa via l'affettazione e il birignao. Per il resto, Carlà tocca le corde della chitarra come se temesse di sporcarsi di patè, e canta come se avesse una molletta Faubergè sul naso. Dall'Emilia raccontano di notti insonni del buon Guccini, e non per via del lambrusco: gli hanno fatto sentire la versione brunesca della sua "Il vecchio e il bambino" in chiave dodecafonica e non si dà pace. Dylan potrà anche sopportare la cover di "You belong to me": di solito, è lui stesso a sfregiare i propri classici. C'è un poema di Houllebecq, lo scrittore più sopravvalutato d'Europa, e una lagnosa "Le temps perdu", nel quale la Nostra, compiangendo il tempo che passa inesorabile, si attirerà gli strali di tutte le carampane occidentali. Il primo singolo, "L'amoureuse", richiama inesorabilmente la satira fiorellesca. Senza dimenticare "Tu es ma came", quella che ha provocato un incidente diplomatico con mezzo Sudamerica per i versi «sei la mia droga, più letale dell'eroina afghana, più pericolosa della coca colombiana», composti, ha precisato lei, prima del fatale incontro con Sarkozy. Eppure, c'è stato un tempo in cui Carlà e la musica sembravano fatte l'una per l'altra. Quando si trattò di raccontarlo, l'italienne se la cavò così: «Ho viaggiato assieme ai Rolling Stones, ad Eric Clapton e ho ammirato il loro modo di essere artisti. Se da loro non avessi appreso nulla, la mia sarebbe stata solo un'esperienza da groupie». Dove le "groupie" sono quelle mitiche fanciulle che si offrono volontarie per gratificare sessualmente i divi del rock. Clapton fu il primo a cadere nella sua rete, quando Bruni era una ventenne stratop di abbacinante bellezza. Una di quelle che ti tira scemo, perché il buon Eric (che ne aveva fatte di ogni sorta, in quanto a femmine) a bocce ferme sospirò: «Carla? Una donna che quando ti lascia devi ringraziare il cielo». Lei l'aveva fatto soffrire, chiedendogli di presentarle Mick Jagger. Il marpione dei Rolling le diede il numero di telefono e già la prima sera Carla cambiò amante famoso. Ma anche Mick non ne uscì bene: era a lei che pensava nei tour dei primi anni novanta, quando urlava con maggior foga canzoni zozze come "Bitch" o "Honky tonky women". Se la portava nel jet privato, la raggiungeva ovunque lei sfilasse in passerella: nessuno aveva mai visto così sciupato quel tombeur di Mick. Lei infiocchettava il gossip: «Non capisco tutte queste chiacchiere. Sono solo una delle settemila conquiste di Jagger». Una, ma decisiva per la separazione tra il leader degli Stones e la moglie Jerry Hall, stufa di corna tanto pubbliche. Così come fu decisiva la sua incursione nel letto di Donald Trump, per l'ira di Marla Maples. La chiamavano "l'altra donna", all'epoca. Nel disco racconta di avere avuto "trenta amori": mica troppi. Tutti però di un certo status, che diamine, come il saggista Jeam Paul Enthoven e il di lui figlio Raphael, genero di Bernard Henry Levy. Ora la neofrancese Carla (ha avuto il passaporto da "naturalizzata", evviva) giura di voler restare al fianco di Sarkò finché morte non li separi. Quando Monsieur sarà canuto, gli canterà le sue solfe. E magari anche "La chanson des vieux amants" di Brel. Così Nicolas capirà, in extremis, dove sta di casa l'arte.