Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Eleonora Tosti Col suo metro e novantacinque di muscoli ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Almeno quattro ore di seduta trucco ogni giorno affinché il protagonista, Ron Perlman, potesse assumere le sembianze di questo demone, fortemente ispirate all'iconografia classica: pelle rossastra, zoccoletti caprini, coda lunga e corna (leggermente smussate nel suo caso per apparire più umano). La rappresentazione di creature demoniache è sempre stata una fonte d'ispirazione notevole e suggestiva, nonché una grande sfida, per la letteratura, l'arte e il cinema. Satana, Lucifero, Belzebù, Belial, Mefistofele, Abbaddon, Asmodeo e Iblis: malgrado si conosca assai bene il variegato elenco dei suoi soprannomi e nomignoli il suo aspetto e il suo volto restano invece un vero mistero. Come rappresentarlo? Nella Genesi biblica, ad esempio, appare sotto forma di serpente tentatore al cospetto di Eva. Nella Commedia dantesca è l'imponente colosso imprigionato al centro del Cocito, l'enorme lago ghiacciato al fondo dell'Inferno. Nella tradizione medievale è descritto sempre come «brutto», «orribile», «terrificante» e «ripugnante». Operazione ben diversa invece quella di John Milton che, nel suo poema epico «Paradiso Perduto» del 1667, ne offre un ritratto insolito se non addirittura compassionevole: Satana, l'Angelo caduto, è un essere ambizioso che osa sfidare Dio, suo tirannico creatore. Una visione di bellezza maledetta talmente rivoluzionaria da spingere William Blake, ammiratore dell'autore e illustratore dell'opera, ad affermare: «Milton era un vero poeta, stava dalla parte del Diavolo senza saperlo» e a raffigurare Satana in una delle sue incisioni come un cordiale, vecchio gentiluomo. La scultura e la pittura sacre hanno sempre cercato di rappresentare visivamente questa figura all'occhio terrorizzato dei fedeli: da Giotto all'Arena di Padova, fino al Michelangelo della cappella Sistina, anche se, della visione grottesca e terrificante del personaggio in questione, maestri indiscussi rimangono gli artisti nordici Pieter Bruegel e Hieronymus Bosch. Una delle rappresentazioni scultoree più in voga in questi ultimi anni è sicuramente l'inquietante «Diavolo dell'acquasantiera» che accoglie i visitatori all'ingresso della Chiesa di Rennes-Le-Châteaux la cappella dedicata a Maria Maddalena in cui s'intrecciano miti e leggende, resa celebre dal film «Il Codice da Vinci». Anche il cinema ha scelto più volte di ispirarsi a questo terrificante personaggio, scontrandosi spesso con il problema della rappresentazione visiva. C'è chi ha scelto di raffigurarlo in maniera classica (pelle rossa, corna, coda e tridente) come Ridley Scott in «Legend» e chi in maniera comica come Roberto Benigni ne «Il Piccolo Diavolo». Grande competizione anche tra la versione compita di Robert De Niro/Louis Cyphre in «Angel Heart», quella carismatica di Al Pacino/John Milton in «L'Avvocato del Diavolo» e quella istrionica di Jack Nicholson/Van Horne ne «Le Streghe di Eastwick».

Dai blog