Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il 18 luglio 2005 inizio il lavaggio delle mani prima della ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Oggi devo intervenire su Santina, mamma di Don Luigi Ginami, una signora che oppone alla sua grave malattia e sofferenza, grande serenità interiore e voglia di vivere. Parlando con lei, prima dell'intervento, ho potuto intuire la grande determinazione nell'affrontare l'intervento, per poter continuare a cogliere i frutti della sua esistenza. - Si, Paolo, oggi devi trovare grande concentrazione per aiutare Santina, lei ha una brutta malattia che riguarda la valvola aortica, inoltre quello che preoccupa di più, sono le arterie coronariche che sono completamente calcificate. Dovrò essere veloce per non allungare troppo l'intervento in una persona così anziana e debilitata, ma accuratissimo. I cardiologi che hanno studiato accuratamente Santina prima dell'intervento erano anche loro consapevoli dei rischi di una possibile disfunzione degli organi e della difficoltà di eseguire dei by-pass su delle coronarie così calcifiche; tuttavia, nello stesso tempo, sono stati proprio loro a convincermi a sottoporla ad intervento, essendo certi che senza l'operazione a Santina resterebbe poco da vivere. Come tutte le mattine, mi tornano in mente le parole del mio maestro americano, 70 anni di cui 50 spesi per la cardiochirurgia, durante il mio periodo di training negli Stati Uniti: "Paolo, non trasformare nessun intervento in una routine; tutti i giorni che entrerai in Sala Operatoria, per il paziente quello sarà il giorno più importante della sua vita". Ho acconsentito che il figlio di Santina, Don Luigi Ginami, entrasse ad assistere all'intervento, da questo ritrovo serenità. Ricevo tranquillità e determinazione anche dal sapere che è al lavoro a pochi metri da me un'équipe di 8 persone, di grande qualità tecnica ed umana. Innanzitutto Luca Lorini, Primario Anestesista. Abbiamo lavorato all'unisono in centinaia di interventi, mai una sbavatura in tanti anni. Poi Samuele Pentiricci e Kostantin Deyneka, che mi assisteranno durante la fase centrale dell'intervento. Quindi la ferrista, la sua aiutante, l'aiuto anestesista, ed il tecnico della circolazione extracorporea. Suona il timer che avevo impostato per una durata del lavaggio delle mani di 5 minuti, e tutti questi pensieri mi hanno dato grande serenità, posso entrare in Sala Operatoria, voglio bene a Santina come a migliaia di pazienti che ho operato, sono sicuro che tutto andrà bene. Sono pronto: Samuele mi lascia il comando dell'intervento alla destra del paziente e passa dalla parte opposta per aiutarmi. Sarà la musica classica, o la mia presenza, ho la sensazione che l'età media dei componenti in sala operatoria sia improvvisamente aumentata, l'atmosfera diviene ovattata, e si può cominciare. "Vai in circolazione extracorporea" - dico al perfusionista: il cuore dilatato per la malattia, a mano a mano che il sangue defluisce nell'ossigenatore della macchina cuore-polmone, si sgonfia dal sangue e mi permette una ispezione. L'aorta presenta delle placche calcificate, e come mi aspettavo le coronarie sono dei tubi calcifici, ma non è più il tempo delle preoccupazioni, so che ce la farò ad inserire i bypass. Il cuore progressivamente rallenta i battiti fino a fermarsi, grazie alla cardioplegia che lo proteggerà durante l'intervento. Sembra quasi che dopo 79 anni di pulsazioni, sia molto stanco per la malattia, e voglia fermarsi per riposarsi un po'. Inizio con i by-pass prima il vaso discendente posteriore, della coronaria destra, il più calcifico. L'anastomosi viene eseguita velocemente, 5 o 6 minuti, come poi anche per il ramo coronarico laterale ed il ramo discendente anteriore a cui viene applicata l'arteria mammaria, che Samuele aveva isolato perfettamente in precedenza. Alla fine dei 3 by-pass, durante la nuova dose di cardioplegia per proteggere il cuore, posso alzare gli occhi, e leggo un po' di tensione intorno a me. Don Ginami è affacciato sul campo operatorio dietro il telo dell'anestesista, e il suo sguardo, pur affascinato, lascia trasparire la preoccupazione. Devo ridurre la tensione in sala, strizzo l'occhio a Gigi Ginami, sento infatti che il nostro rapporto si è trasformato durante l'intervento da formale ad amichevole. "La prima parte dell'intervento è stata molto soddisfacente" gli dico. Poi scherzo con la ferrista e Samuele sulla pesantezza della musica classica, all'ascolto della quale li obbligo. La cardioplegia è finita, sono pronto ad aprire l'aorta per sostituire la valvola. Incrocio di nuovo lo sguardo di Gigi, adesso sempre più affascinato e meno preoccupato. Rapidamente i fili vengono passati sull'anello della protesi, e legati. "Via ragazzi, chiudiamo di corsa la breccia sulla parete dell'aorta creata per accedere alla valvola aortica, siamo al limite del tempo con la cardioplegia e la protezione miocardica, sono passati 1ora e 20 minuti dal clampaggio". Il cuore, riprende lentamente la sua funzione, prima 20 battiti al minuto, poi 40, infine aggancia un ritmo normale con 80 di frequenza, e sembra contrarsi bene, già meglio rispetto a prima dell'intervento. Ringrazio, dentro di me, il Signore, per avermi permesso di fare questo mestiere, che mi fa assistere tutti i giorni a questa meravigliosa sinergia tra la natura umana e la tecnologia e di poter trarre goia dalla cura dei pazienti. "Santina, è ancora presto, ma sono sicuro che potrai ancora godere la tua vita, vicino ai tuoi nipoti, alla preghiera che ti ha confortato nella sofferenza della malattia e nell'amore dei tuoi figli che mi hanno affidato il cuore della loro mamma". Il cuore ora batte bene. "Luca sei pronto a sospendere la circolazione extracorporea"? Il momento dello svezzamento dalla extracorporea nella nostra chirurgia è molto stressante, ma ha anche un grande fascino. Mi fa pensare sempre ad un piccolo bambino che cammini in equilibrio grazie alla mano della madre, e che improvvisamente si stacchi e cammini libero, da solo, nella stanza. "L'extracorporea è sospesa ed il cuore ora va da solo" annuncia il perfusionista con tono deciso e soddisfatto, felice della buona conclusione del suo lavoro di grande responsabilità. "Grazie a tutti". Mi stacco dal tavolo operatorio, e mi libero della luce frontale, degli occhiali di ingrandimento, del camice e dei guanti, quindi incrocio Don Ginami e gli stringo un braccio, con calore, e lui mi ringrazia emozionato per queste 2 ore sicuramente di grande intensità, di preoccupazione, di amore verso la madre, di curiosità verso cose così nuove per lui. È stato un bene averlo fatto assistere all'intervento della madre. Dopo un'ora di lavoro di Samuele e Kostantin per garantire l'emostasi e risuturare l'incisione, l'intervento di Santina è terminato. Luca segue tutte le fasi delicate del trasporto dalla Sala Operatoria alla terapia intensiva, con gesti sempre attenti e determinati. Tutto procede per il meglio e dopo alcune ore Santina viene svegliata. La sera del 22 luglio, durante il giro serale in reparto, visito Santina, le sue condizioni generali, la ripresa graduale della funzione dei suoi organi, mi tranquillizzano. Ma alle 2 proprio di quella notte, arriva, come fulmine a ciel sereno, una telefonata dalla Terapia Intensiva. "Sono Annamaria dottore, il Dott,. Lorini le chiede se può venire di corsa perché la Signora Santina ha avuto un arresto cardiaco improvviso in reparto, per un'aritmia". Spesso mi sono chiesto dove io abbia trovato la forza per affrontare e superare momenti così difficili, come quello successo a Santina nella notte del 22 luglio 2005, eventi per fortuna rari, ma non ho mai trovato una risposta a tale quesito. Lascio alle pagine di Don Luigi Ginami la trattazione di questa storia di intenso amore e dedizione verso "mamma Santina", conservando nel mio intimo quanto di professionale, umano e spirituale tutto quanto sopra mi ha arricchito.

Dai blog