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Sfida tra Verdi e Puccini per il festival più ricco

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Così se Pesaro e Torre del lago Puccini suonano le loro trombe, la Parma di Verdi (e, aggiungiamo, di Toscanini) è pronta a suonare le sue campane. Il Regio di Parma, con l'avallo del Ministero dei Beni e delle attività culturali, propone ad esempio per ottobre, intorno alla data di nascita del musicista di Busseto (il 10) tutta una serie di eventi ad avviare un Festival Verdi (1-28 ottobre) che, sul modello di Salisburgo per Mozart, di Bayreuth per Wagner ed appunto dei più vicini Rossini Opera Festival di Pesaro e il Festival pucciniano di Torre del lago, intende proporre annualmente a rotazione tutte le opere di Verdi (ventisette). In attesa di arrivare all'anno del bicentenario, il 2013. Quest'anno sarà per l'intanto la volta delle Giovanna d'Arco, del Rigoletto, del Corsaro e del Nabucco con perfetta alternanza tra titoli celebrati e titoli meno popolari. Ogni giorno poi sarà dedicato ad una diversa opera verdiana, per culminare il giorno di nascita del Peppino nazionale nella finalissima del Concorso di voci verdiane. Non mancheranno neppure spettacoli dedicati ai bambini, la registrazione di DVD e la presenza di bande militari. Ma ciò che più conta è la consacrazione ministeriale del Festival parmense, il che fa storcere la bocca a quegli enti lirici, compresi l'Opera di Roma o il San Carlo di Napoli, che Verdi lo frequentano annualmente da sempre. Ma, si sa, anche in musica noblesse oblige ed il sangue non è acqua. Ma i pomi della discordia sono anche altri e rischiano di spaccare in due la vita lirica italiana. In due appunto: i ricchi ed i poveri, come sempre. Nella conferenza stampa di presentazione del Festival Verdi di Parma il ministro Bondi nella sua relazione, nell'augurarsi che Parma possa diventare la Salisburgo di Verdi e quindi possa essere riconosciuta manifestazione di interesse nazionale come Pesaro e Torre del lago, ha palesemente dichiarato anche l'intento di un apposito disegno di legge atto al riconoscimento di una speciale autonomia ai Teatri della Scala di Milano ed all' Accademia di S. Cecilia di Roma. Una intenzione che è parsa stonata a molti degli altri blasonati enti lirici (ad esempio il Maggio musicale fiorentino o il Comunale di Bologna per non dire dell'Arena di Verona o del Regio di Torino), teatri antichi e blasonati. Qualcuno, come il San Carlo napoletano, addirittura può vantare natali più antichi della stessa Scala. È convinzione diffusa invece che non servano davvero leggi speciali per teatri speciali, che non si debbano dividere in una guerra fratricida figli e figliastri. Ciò che serve invece è un maggior controllo sui bilanci, l'incoraggiamento costante delle iniziative più valide nella convinzione che lo spettacolo lirico, come la musica più in generale, non sia un fatto edonistico ed esornativo, superfluo, bensì un dovere sociale ed un bene della collettività. Ma bisognerà confrontarsi innanzitutto con la scarsità delle Orchestre e del consumo di musica d'arte in Italia, con la diffusa scarsa alfabetizzazione musicale, con la quasi totale assenza della musica nelle scuole dell'obbligo e nei licei. C'è insomma ancora tanto, ma tanto da fare, ma forse sarebbe questa volta davvero più proficuo partire dal basso, dalla scuola, dalle attività culturali più capillari e pionieristiche come quei Festival, rassegne e manifestazioni (i parenti poveri), capaci di diffondere su tutto il territorio nazionale la grande musica.

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