Torna «L'incredibile Hulk» con l'eccellente Norton in lotta tra istinto e ragione
Ma il film, allora diretto da Ang Lee, non ha avuto molto successo. È stata così realizzata un'altra trasposizione cinematografica, avulsa dalla precedente, intitolata "L'incredibile Hulk", diretta da Louis Leterrier, già noto per "Transporter". Il film non è né un remake né un sequel di quello realizzato da Lee, ma un vero e proprio nuovo inizio. Stavolta, Banner (Norton) si è nascosto in una labirintica favela del Brasile, dove lavora in una fabbrica che imbottiglia bibite al guaranà e si allena a mantenere basse le pulsazioni cardiache per evitare di trasformarsi nell'orribile omone verde. Da 100 giorni vive reprimendo i suoi istinti e i suoi sentimenti, tutti rivolti alla bella dottoressa Betty Ross (Tyler) rimasta in Usa. Ma basta una goccia di sangue, persa involontariamente, a sconvolgere tutto. La macchina da guerra americana, guidata dal generale Ross (Hurt), padre rigoroso della bella dottoressa amata da Banner, va a caccia del mostro verde. Braccato, Bruce cede alla sua natura occulta, mutandosi nel gigante color pistacchio. Ma, strada facendo, l'action movie di Leterrier perde la tensione narrativa e la velocità della prima adrenalinica mezzora. Tutto scivola nel déjà vu: dall'idillio tra la bella e la bestia che rievoca le meraviglie di King Kong; alla sfida con Godzilla, ovvero con il nemico di Hulk, Abominio-Emil Blonsky (Roth); fino all'ospite finale Tony Stark-Iron Man (Eric Bana), pronto a reclutare l'irascibile mostro per la futura squadra dei Vendicatori, prossima avventura kolossal della Marvel-Universal. Nel probabile sequel si attende infatti la grande riunione (con Iron Man, Thor, Ant-Man, Wasp e Capitan America), che offrirà nuove sfide e tanto filo da torcere ai noti supereroi. Mettendo Banner in fuga perenne da se stesso e da una vita civile, alla disperata ricerca di una cura per liberarsi dal mostro che è in lui, il regista Leterrier ha dato una chiave contemporanea a tutta la storia. La mostruosità, che poi è soggetta a replicarsi in altri esseri umani, suggerisce la serialità del male che cova dentro gli individui ed è sempre in agguato. La scelta del protagonista, quella del raffinato Norton, contrasta con il pupazzone verde privo di controllo. A testimoniare che, con l'intelligenza, c'è sempre la possibilità di rieducare la parte oscura dell'umanità. Si sorride, tanto, ci si annoia, a volte, ci si diverte, abbastanza. A dimostrarlo gli incassi vertiginosi del film, in Usa come in Italia, dov'è primo al box office.