Ozpetek, per la prima volta sbarcherò a Venezia da regista e non da giurato
Felice di aver da poco ultimato il film "Il giorno perfetto". Ozpetek, da quale fonte attinge le sue maggiori ispirazioni? «Racconto quello che percepisco dalla realtà. E non sempre è rosea: in un momento della mia vita mi sono sentito persino un fallito. Sono andato da un analista e mi ha aiutato molto: sono venute fuori le mie fragilità e ho pianto molto, ma ora sto bene». Quando ha deciso di diventare un regista? «Avevo 7 anni e vidi per la prima volta "Cleopatra". Da allora, cominciai a vedere tre film a settimana, vedevo di tutto e mettevo da parte i soldi per andare la cinema. Sognavo di andare in America, ma a 17 sono venuto in Italia, Roma è la mia città e non riesco ad immaginare di vivere altrove. Però se non fossi riuscito a fare il regista sarei diventato di sicuro uno chef o un pittore, adoro la cucina e i quadri». Quali sono stati i film più belli che ha visto al festival di Taormina? «Mi sono piaciuti i film che poi hanno vinto: l'egiziano "Eye of the Sun" di Ibrahim el Batout, lo sloveno "Tractor, love and rock'n'roll" di Branko Djuric e il turco "Summer Book" di Seyfi Teoman. Non è facile essere presidente di una giuria: occorre tenere presente anche il gusto degli altri. Mi hanno accusato spesso, e soprattutto a Venezia, di essere troppo duro e severo nei giudizi. Ma credo sia importante affermare il proprio gusto artistico». Dopo l'esperienza nella giuria della scorsa Mostra del Cinema di Venezia, ora sul Lido ci andrà come regista per il film che ha appena ultimato, "Il giorno perfetto"? «Non c'è ancora nulla di ufficiale, ma il film è stato già visto dalla commissione che seleziona le pellicole per la prossima Mostra del Cinema. Sarei felice di essere in concorso, anche perché per la prima volta andrei a Venezia da regista e non più da giurato. Non sono mai soddisfatto delle storie che realizzo, ma stavolta sono molto contento, soprattutto per l'interpretazione di Monica Guerritore e di Isabella Ferrari, nei panni di due donne che diventano complici e amiche. Nel libro della Mazzucco, da cui ho tratto il film, il personaggio della Guerritore era in realtà un gay, ma non mi aveva convinto e allora l'ho trasformato in una donna. Quando le donne sono davvero amiche riescono a coltivare un rapporto stupendo di complicità. Spesso la gente mi dice che guarda i miei film perché sono turco, ma questi sono pregiudizi del pubblico italiano nei confronti dei registi italiani. Ed è un errore e trovo assurdo che in Italia non esista un festival del cinema esclusivamente italiano, come accade negli altri Paesi. Oltre ai premi David, dedicati al cinema italiano, dovrebbe esserci pure un festival che alimenti la cinematografia nazionale». Allora la pensa come il sindaco Alemanno che vuole trasformare la Festa di Roma in una festival nazionale? «No, perché credo che la Festa di Roma sia nata come festival internazionale ed è giusto che rimanga tale». Ha festeggiato la vittoria della Turchia agli Europei di calcio? «Sì, è stato bellissimo, ma mi dispiace per l'Italia. Amo questi due Paesi, vedo di entrambi i pregi e i difetti. Mi è dispiaciuto che l'artista milanese Pippa Bacca sia stata violentata e uccisa da un turco, come mi addolora sapere che un pirata della strada romano abbia ucciso due turiste irlandesi a Roma. Ma da questi episodi terribili non bisogna trarre conclusioni sbagliate su un'intera nazione. Ed è ugualmente sbagliato cacciare via i romeni dall'Italia quando solo alcuni di loro sono dei criminali e non certo tutti».