Perché si dovrebbe andare a vedere «Go Go Tales», ultimo suo ...
Per realizzarlo ho vissuto tre anni in Italia». Le piace il cinema italiano? «Io ho studiato e studio il cinema, ho imparato a fare cinema proprio guardando tanti film italiani degli anni Cinquanta e Sessanta. E aver vissuto in Italia tre anni mi ha aiutato a conoscere tantissime persone che lavorano nel mondo del cinema». Le piace l'Italia? «L'Italia è un posto dinamico dove il cinema è vita». Si ritiene un uomo libero? «Si muore per la libertà, è l'unica cosa per la quale vale proprio la pena di morire». Ma cos'è la libertà? «La libertà è tutto quello per cui combatti. È tutto...». E l'amore? «L'amore è libertà». Il cinema è più libertà o più potere? «Sono termini ambivalenti, non amo il potere. Quando tu decidi una cosa e gli altri la eseguono non è potere. Io non vado su di un set con le armi, non escludo che forse prima o poi ci andrò». La televisione e il cinema: amici o nemici? «Sono entrambi luoghi dai quali le immagini entrano negli occhi come il desktop di un computer. E così lo schermo del cinema e così lo schermo della Tv». Abel è innamorato di Abel? «No, non mi giudico mai, e non sta a me parlare di me stesso. Mi piacerebbe solo essere amato dalla gente che ama. Il problema non è se io mi piaccio ma se riesco ad interessare la gente che amo e che va a vedere i miei film». È sposato? «Tra poco mi sposerò per la seconda volta, lo prometto alla mia donna». E come padre? «Sono papà di due figli, certo potrei essere un padre migliore anche se sembro forse peggiore». Il cinema americano è il suo cinema? «Amo le persone che mi piacciono, il cinema è come il vino. Lo devi amare, non giudicare. Qualsiasi film è bello se ti regala un'emozione». «Go Go Tales» è un film che fa discutere, c'è un perché? «Un film che fa discutere vuol dire che ha regalato qualche emozione. Sono contento». Il cinema è la sua vita? «Il cinema è la mia vita ma io sono come sono, quello che faccio, il mio lavoro, come mi sento di essere». Quando ha scelto di fare cinema? «Avevo 17 anni, ero un bambino, cresciuto negli anni Sessanta in America, sapevo che dovevo fare un lavoro creativo e quando senti di essere creativo fai sempre un passo dopo l'altro. C'era la terribile guerra in Vietnam e c'era tanto bisogno di creatività in me». E senza il cinema la sua vita... «Non penso a ciò che è fuori dalla mia vita, se avessi potuto scegliere mi sarebbe piaciuto fare il dottore perché il dottore salva delle vite». A febbraio un suo nuovo film girato a Napoli... «Napoli è una città stupenda, ci sono alcune mie radici, mio nonno era di Sarno. La cosa più bella dell'Italia che ho scoperto è che ogni città ha la sua individualità». Il suo credo più credo. «Forza, sempre avanti, sempre avanti così. Non fermarsi mai».