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Gassman, bello impossibile consacrato a Hollywood

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Oggi raccoglie i frutti di un'interpretazione straordinaria, una in più tra le tante che ha fatto, che gli ha però portato diversi premi importanti, tra cui un David e un Ciak d'oro. Alessandro Gassman, classe 1965, figlio di Vittorio e dell'attrice francese Juliette Mayniel, incarna alla perfezione la bellezza latina, al fisico possente mescola un sorriso accattivante con uno sguardo adolescenziale che incanta le donne e di cui non riesce a liberarsi nonostante i suoi 43 anni suonati. In questi giorni è appena tornato a Roma dal festival di Sydney, dove ha presentato in concorso "Caos Calmo". Qual è l'immagine del cinema italiano oltreoceano? «È una stagione felice per la nostra cinematografia. Ho raccolto molti consensi e si percepisce un grande interesse per i nostri registi. Nonostante la crisi economica il cinema è un settore che non perde colpi, la gente va a vedere i film, si diverte e si appassiona, trascorrendo una serata con gli amici a prezzi ancora accettabili». Cosa, in particolare, ha dato rilancio al sistema cinematografico, dopo anni di crisi? «Il segreto è che finalmente i film vengono tratti da opere letterarie, questo fa circolare maggiore cultura e interesse, su delle trame già avvincenti vi lavorano poi bravi sceneggiatori, ottimi registi e straordinarie maestranze». Per lei è un momento d'oro, sta recitando per il grande schermo, per la tv e il teatro: era quello che voleva? «Sì, per il cinema negli anni passati non ho lavorato moltissimo, anche perché i ruoli che mi proponevano non mi piacevano. Adesso, finalmente, mi stanno arrivando proposte interessanti. Non riescono ancora a piacermi quei film italiani che vanno tanto di moda, con quei filoni dedicati solo ai giovani e che a volte mi mettono quasi paura». Il teatro resta sempre il primo grande amore? «Faccio teatro ormai da 25 anni e recitare sul palcoscenico mi emoziona ancora profondamente. Ho ricevuto molte soddisfazioni dallo spettacolo "Parola ai giurati", la prima opera che ho realizzato in qualità di direttore dello Stabile dell'Aquila. Il testo, che si rifà al film di Lumet con Henry Fonda, denuncia il delicato tema della pena di morte». Quanto è stato importante il fisico nella sua carriera? «Spesso essere avvenenti, soprattutto in Italia, può diventare una colpa. Ma io ho giocato molto sulla mia fisicità, facendo anche calendari sexy e qualche servizio fotografico che nel nostro Paese non sono certo usuali per un uomo: ma credo che occorra maggiore ironia». Ha voglia di lavorare a Hollywood? «Sono in partenza per l'America proprio per girare un film di Gabriele Muccino: s'intitola "Four single father" ("Quattro padri single") e io sono uno dei quattro, gli altri tre attori saranno americani ma ancora non è stato definito il cast. Poi, ho appena ultimato "Il seme della discordia" di Pappi Corsicato, dove interpreto un personaggio stravagante, un marito sterile che vive vendendo fertilizzanti. E presto reciterò nella nuova commedia corale di Fausto Brizzi, molto divertente, intitolata "Ex"». Anche a suo padre piaceva lavorare a Hollywood.. «No, non credo, non aveva tempo, era talmente preso e poi all'epoca il cinema italiano era davvero il migliore del mondo. E comunque di occasioni per lavorare in America ne ha avute tante, aveva persino una moglie americana, Shelley Winters». Lei invece che tipo di padre è? «Mio figlio Leo è al centro della mia vita, io e mia moglie siamo diventati un po' i suoi schiavi, ma va bene così». Cosa ricorda di Dino Risi? «Era sempre a casa nostra, era come un parente. Mi dispiace che se ne sia andato, ma mi consolo pensando che la vita se l'è goduta parecchio. E penso che pure lassù si stia divertendo, magari con papà che gli legge qualche verso e con Ugo Tognazzi che gli cucina una delle sue appetitose ricette». Come è stato lavorare accanto a Nanni Moretti? «Sono cresciuto con il suo cinema, ma standogli vicino ho scoperto un uomo tranquillo e malinconico. Sul set mi prendeva spesso in giro perché aveva saputo che avevo posato per un calendario sexy; allora, per sfotterlo, esageravo ancora di più vantando le mie prestazioni atletiche».

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