Tra ricchi nevrotici e poveri disperati
Come nel bene e nel male ci dice di quelli che hanno paura di loro e che, asserragliati nelle loro ville ricche, si sentono sempre sotto assedio. Fino a quando, appunto, si verificherà la rapina. Con spargimento di sangue da entrambe le parti. Due linee narrative. I proprietari della villa, una moglie soggetta a crisi depressive, convinta che il marito la tradisca. Una figlia che quando vede licenziata la domestica rumena perché sospettata di furto, prende le sue difese. Quello stesso marito, industriale distratto, dedito a vita mondana oltre che ad avventure extraconiugali. Avviata dalla domestica licenziata la seconda linea perché ecco che la vediamo ricongiungersi a un ex amante suo connazionale dedito a piccoli furti, invano ripreso da un fratello minore che non ha ancora perso il senso dell'onestà. Ad essi si aggiunge un italiano cocainomane, con una disastrosa situazione coniugale alle spalle, che diventa presto la mente della rapina, coinvolgendovi gli altri e anche, a un certo punto, la stessa domestica perché, ovviamente, conosce la villa in tutti i suoi aspetti. Munzi ha seguito con piglio asciutto di cronaca tutte e due linee unificandole con identica asciuttezza nel momento della rapina e accentuando il gelo distaccato del suo stile fino ad evitare che la sparatoria finale con morti si proponesse in primo piano. Solo a distanza, invece, nella notte buia, con vari colpi di pistola e delle grida. Con questo, però, non tenendosi certo lontano dai vari personaggi, di cui, anzi, sia pure con realismo secco, ha disegnato le psicologie traendone sempre motivo per far procedere l'azione. In cifre di desolazione totale, all'insegna di una vana e addirittura disperata ricerca di equilibri. Esprimono con esattezza questa cifre gli interpreti, italiani e rumeni. La proprietaria della villa è Sandra Ceccarelli, sulle soglie della nevrosi, la domestica rumena è Laura Vasiliu, una delle due donne del bel film di Mangiu «4 mesi, 3 settimane e 2 giorni», Palma d'oro a Cannes.