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Roma, la Festa del Cinema durerà tutto l'anno

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Monica Bellucci

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Per non arrivare in ritardo e con affanno a un appuntamento importante. Quello con il sindaco di Roma che l'ha candidato a guidare la Fondazione Cinema per Roma. Il presidente dei Premi David di Donatello ha atteso il primo cittadino davanti al suo studio e non si è sottratto alla curiosità di chi voleva sapere se avrebbe accettato o meno. Domanda inutile a lui che è un rigorista della diplomazia e della correttezza insignito dei premi e delle onorificenze più importanti in mezza Europa. Il suo nome gira da quasi un paio di mesi. Il galateo dei nominandi vuole che si dica no alle chiacchiere e si risponda soltanto a chi materialmente propone offerte e incarichi. E così è andata. Del resto, Rondi convocato in Campidoglio altro non poteva significare che l'accordo politico sul suo nome fosse stato già raggiunto. La gestione di un ente divenuto grande in fretta non può concedersi incertezze. Gian Luigi Rondi, nato nel 1921 in provincia di Sondrio, presidente della Biennale di Venezia dal '93 al '97 lega il suo nome e tutta la sua attività di critico cinematografico al cinema italiano. La chiama la sua missione. E missione è stata. Perché dal 1947, quando diventò la firma per il cinema de Il Tempo, non si è mai scoraggiato un giorno. Non si è mai accodato ai detrattori dell'ultima o della penultima ora. I suoi attenti studi e la meticolosità della ricerca gli hanno consentito di restare un punto di riferimento per le nostre produzioni anche negli anni bui in cui tutto, anche la tradizione dei maestri onorati oltre oceano, sembrava perduto. Spesso rimasto il solo a difendere i nostri creativi, ha trasformato il David di Donatello in un vero Oscar italiano. Il suo arrivo a Cinema per Roma rappresenta una svolta perché Rondi è quello che sa raccogliere le eredità altrui facendole fruttare. Lo ha fatto a Venezia, lo farà a Roma. La sua guida sarà connotata da una sterzata di contenuti e di valori ma non intaccherà la sostanza di un evento che in due anni è riuscito a riportare la Capitale all'attenzione del cinema internazionale. Non si può dire che il presidente sia appassionato di passerelle o di red carpet. Di certo non apprezza gli artisti a seconda dell'abito che indossano. La sua cura incessante per il cinema è quotidiana, un appuntamento irrinunciabile. Grazie a lui il grande cinema mondiale è approdato in tv quando c'era soltanto la Rai. Rondi, già partigiano coi cattolici comunisti e iscritto alla Democrazia cristiana, era entrato nel Partito popolare nel 1997. Due anni dopo restituì la tessera per «dimostrata scarsa attenzione alla cultura». La sua Festa del Cinema sarà più densa di contenuti. Troverà spunti per collegare il presente al passato e per gettare le basi di nuovi investimenti. La sua collaborazione con il Comune di Roma va avanti da quasi dieci anni. Si è occupato di Giubileo e di Estate romana. Sa quanto siano importanti le feste perché la gente possa unire il divertimento alle emozioni. La parte ludica non risentirà della sua autorevolezza, perché Gian Luigi Rondi è uno a cui piace ridere e che sorride volentieri. Il cinema gli ha dato una passione per la vita che restituisce a chiunque lo frequenti e lo conosca. L'incontro con la Città del cinema lo svelerà anche al pubblico meno predisposto. Di sicuro a una cosa il presidente non rinuncerà: la sua Accademia del Cinema Italiano. Che resterà autonoma dalla Fondazione Festa del Cinema, ma che potrebbe diventare il migliore canale di trasmissione per la festa stessa con proiezioni e manifestazioni da spalmare durante l'anno. Così si realizzerebbe un antico progetto di Rondi: Roma Capitale del Cinema che non teme rivali e non vuole confronti, nemmeno con Venezia. David più Festa. Altro che Hollywood.

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