James Bond, morire non conviene mai
Escono in libreria, proprio in questi giorni, nell'anno del centenario della nascita dello scrittore Ian Fleming, due libri nuovi sulla spia con licenza di uccidere. Eppure Fleming è morto, più o meno, da quarantaquattro anni. Arriva nuovo di zecca «Non c'è tempo per morire», edito da Piemme, firmato, si legge in belle lettere sulla copertina, da «Sebastian Faulks come Ian Fleming». E non è una menzogna, Faulks, 54 anni, inglese, è uno scrittore apprezzato e navigato. Barbara Broccoli, figlia del famoso produttore dei film di 007 Albert, quando ha letto il romanzo ha detto che se le avessero raccontato che era stato scritto dallo stesso Fleming non avrebbe avuto difficoltà a crederci. In libreria arrivano anche «Mai sognare di morire», firmato da Raymond Benson, scrittore prescelto dalla Ian Fleming Publications Ltd come erede del papà «naturale» di 007, e in più anche «Il traffico di diamanti», di Fleming sul traffico delle pietre preziose, tutti e due di Alacran Edizioni. A tanti anni dalla morte dell'autore l'argomento è ancora vivissimo e il personaggio di 007 ancora più vivo. Attraverso un'attenta gestione dei diritti d'autore l'agente segreto James Bond continua a esistere. E a guadagnare. La verità è che, nonostante il suo pericoloso mestiere, la morte di Bond non la vuole nessuno. Non la vuole il pubblico, né gli scrittori, gli sceneggiatori e gli attori. Non la vogliono coloro che detengono i diritti, che altrimenti dovrebbero contare sulle sole ristampe dei romanzi, dodici in tutto, più i racconti. Da uno di questi, «A quantum of Solace», contenuto nella raccolta «For your Eyes Only», è stato tratto il film attualmente in preparazione, appunto «Quantum of Solace», con Daniel Craig, che uscirà, in tutto il mondo, il 7 novembre. Allora, visto che nessuno ne vuole la morte, James Bond vive. E non è nemmeno un caso isolato. Sherlock Holmes, il famoso investigatore londinese, si è ben guardato dal dipartire assieme al suo autore sir Arthur Conan Doyle, nel 1930. Tanto è vero che l'ultimo romanzo dell'investigatore, «Sherlock Holmes contro Dracula», scritto dal dottor John Watson (ma forse è uno pseudonimo), e pubblicato da Gargoyle, è targato 2008. E se mettiamo insieme tutti i romanzi dell'inquilino di Baker street non firmati da Conan Doyle, ma da suoi ammiratori e seguaci, probabilmente la cifra sarebbe uguale o superiore al numero dei libri realizzati dal «titolare». Lo scorso anno è uscito anche un interessante «Sherlock Holmes. La vendetta del mastino dei Baskerville» di Hardwick Michael, per le edizioni Alacran. Tra i nuovi autori di Holmes ci sono anche numerosi scrittori italiani. Sono sopravvissuti ai loro creatori anche Conan il Barbaro, i cui libri continuano regolarmente ad uscire nonostante Robert Ervin Howard sia morto nel 1936, e Maigret. Oggi l'ispettore, però, è protagonista di libri di cucina e non di veri e propri gialli.