Dina D'Isa [email protected] CANNES Mentre comincia il ...
Tre invece i film in competizione ieri al festival di Cannes: il fischiatissimo "La frontière de l'aube" di Philippe Garrel (pellicola nostalgica in bianco e nero sul '68 nel 40esimo anniversario del maggio francese); l'adolescenziale "Adoration" di Atom Egoyan (storia di un ragazzo che si reinventa su Internet); e il lunghissimo "Che" (4 ore e mezza intervallate da una pausa di 15 minuti) di Steven Soderbergh, con Benicio Del Toro. Le due parti del film, che saranno divise in due opere indipendenti, "Guerrilla" e "The Argentine" distribuite in Italia da Bim, vanno dal primo incontro tra il medico argentino Ernesto Guevara e il fratello minore di Fidel Castro, l'attuale presidente di Cuba Raoul, fino alla morte del Che nella giungla boliviana nel '68. L'opera di Soderbergh, frutto del lavoro di 7 anni, è stata voluta da Benicio Del Toro, anche produttore con il regista e Laura Bickford. Il film è una lunga avventura nella giungla piena di combattimenti, spezzoni di repertorio in bianco e nero dei momenti più importanti del Che e scene in cui il rivoluzionario insegna come fare la rivoluzione. Il risultato del lavoro è una pellicola spesso didascalica e a volte ironica con battute d'effetto, sul tipo: «preferisco affrontare un soldato piuttosto che un giornalista». Per Soderbergh «il mio compito non era restituire l'immagine politica del Che, ma ricordare il suo percorso umano, quello di un uomo che ha abbandonato tutto, famiglia compresa, per aiutare gli altri: questo mi ha affascinato di lui». Mentre Benicio Del Toro sapeva «molto di lui, sono nato in Portorico e sono andato a Cuba più volte, dove ho anche incontrato Castro, ma del Che già conoscevo quasi tutto». Ieri è stato anche il giorno della Lezione di Cinema di Quentin Tarantino, che ha svelato come in realtà «non sono diventato cinefilo, perché ho visto tanti film nei 5 anni in cui ho lavorato in un negozio di video; al contrario, mi presero per quel lavoro perché ero un esperto di film. È inutile buttare tanti soldi per frequentare le scuole di regia, meglio cominciare a fare l'attore. I registi decisivi per la mia formazione sono stati Scorsese ma anche Leone, Bava e Argento. All'Istituto Sundance, dove mi hanno preso per uno stage, i professori mi dissero che avrei fatto meglio a buttare tutto e cambiare strada, ma l'anno dopo arrivò Terry Gilliam e mi disse che c'era del genio in me». Anche Madonna, la pop star in testa alle classifiche con il suo ultimo album "Hard candy", ha fatto ieri a Cannes della rivelazioni, presentando il documentario "I am because we are" girato da Nathan Rissman sui piccoli orfani dell'aids nell'area subsahariana: «Il viaggio in Malawi mi ha cambiata per sempre. Mi ero recata lì pensando di andare io a cambiare le cose ma quei bambini, il loro sorriso e la loro condizione, mi hanno cambiato la vita» ha aggiunto ricordando che, quella di suo figlio David, è stata la prima adozione internazionale fatta su un bambino del Malawi e «spero che in molte altre famiglie mi seguano». La star ha poi partecipato ieri all'AmFar con l'asta battuta da Sharon Stone per raccogliere i fondi per la ricerca contro l'Aids, dove un tavolo costava fino a 150 mila dollari. Tra gli oggetti dell'asta benefica c'era anche la Porsche 911 rossa del 1976, che la Stone ha tolto dalla sua collezione privata.