Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Scarpati: «Solo in teatro si trova la verità»

default_image

  • a
  • a
  • a

Sul palcoscenico dal 1977 al 1983 interpretando opere di Carlo Goldoni e poi tante altre pièces teatrali. Al cinema invece il grande pubblico mi ha regalato stima ed affetto con tanti film: "La riffa", "Chiedi la luna", "Il giudice ragazzino". E poi tanta fiction televisiva, "La casa bruciata" ed il fatidico "Un medico in famiglia". Amo recitare. Un attore recita sempre: a teatro, al cinema, nelle fiction in egual modo». In teatro si cerca la finzione o si scopre la verità? «In teatro si cerca e si scopre la verità attraverso la finzione. Solo a teatro. A teatro si vivono emozioni e si scoprono tanti nostri difetti. Con il teatro si cresce sempre. Io sto facendo con piacere teatro da qualche anno. Sto scrivendo anche una pièce con mia moglie e Marco Fressa dal titolo provvisorio "Troppo e buono"». Sua moglie Nora, un amore nato a teatro? «Sì, ho incontrato Nora proprio a teatro poi è diventata mia moglie, ora è regista e sceneggiatrice». Per fare l'attore ha studiato? «Da ragazzino una scuola di teatro, poi ho imparato man mano facendo questo lavoro. Penso che tanti maestri possano insegnare molto». Un suo maestro? «Certe commedie di Eduardo le ho viste in televisione ma il grande Eduardo mi ha fatto capire davvero molto». Il mestiere di attore, un privilegio? «Sicuramente una fortuna fare questo mestiere. Più lo fai e più si accresce la capacità di dialogare con il pubblico specie da un palcoscenico. E quando si sbaglia sia a teatro che a cinema vuol dire che non ci si è capiti con il pubblico. Bisogna in ogni caso sempre trasmettere emozioni per comunicare». «Troppo buono» sarà in autunno sul palcoscenico?... «"Troppo buono" è una riflessione sulla categoria dei buoni, poi un segmento musicale, uno spettacolo che sta nascendo». Dopo l'applauso finale come si sente a teatro, soddisfatto, liberato o responsabilizzato? «L'applauso è qualcosa di emozionante. Mi fa sentire molto responsabilizzato. L'applauso è quel che tu hai regalato al pubblico e acquista un significato che ti rimane dentro per sempre». C'è un personaggio in cui ha riconosciuto se stesso? «Ho sempre amato i miei personaggi. "Il giudice ragazzino" mi ha regalato davvero tanto. Comunque amo i miei personaggi, amo e amerò sempre questo lavoro».

Dai blog