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«Io e Claudia insieme a Cannes»

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Di recente, Claudia ha finito di lavorare nell'ultima pellicola di Gianni Amelio, "Il filo, tratta dal romanzo "Il primo uomo" di Albert Camus. Ho voluto raccontare la vita artistica di Claudia, sullo sfondo dei grandi avvenimenti storici che s'incrociavano con la sua carriera. Ad accompagnare le immagini dei grandi film che la Cardinale ha fatto con Leone e Visconti, passando per Herzog e Cristaldi, ci sono le testimonianze di Alain Delon, Jacques Perrin e di tanti altri personaggi. Soprattutto racconterò cosa accadeva a Tunisi nel 1938 mentre nasceva Claudia. O come si andava trasformando la Russia. E vent'anni dopo, quando in Italia entrava in vigore la legge Merlin. Non è stato sempre facile essere accanto a una star così famosa, ma è un'artista che ha dato tanto al grande cinema. Al festival di Cannes vinsi il premio come migliore opera prima per il film "Io e Dio" e sono molti anni che non torno sulla Croisette. La Francia ha pochi e significativi festival, come la Gran Bretagna, la Spagna, la Germania e persino l'America. Solo in Italia se ne contano invece ben 76. È assurdo tanto spreco. Come è assurdo il divismo e le passerelle dedicate alle star americane nelle scorse edizioni della Festa del Cinema di Roma. Ai miei tempi, i veri divi erano i film. Pensiamo solo al successo straordinario che ebbe a Cannes un allora sconosciuto Quentin Tarantino con "Le Iene". Un film che costò pochissimo in confronto al grande successo internazionale che poi ottenne, con un protagonista come Travolta, che era però all'epoca dimenticato e imbolsito. Il motivo per il quale l'Italia non riesce ad avere una giusta rivalutazione culturale e cinematografica è perchè è un Paese tendenzialmente poco unitario: così, ogni città italiana vuole apparire protagonista con i suoi festivalini che comportano un enorme spreco di denaro. Un'altra contraddizione è legata alla Scuola di Cinema: perché deve essere presieduta da un sociologo e non da un regista o da un produttore? si è chiesto il cineasta -. Quando, dopo la caduta del governo, fu mandato via Alfredo Bini, gli studenti della Scuola di Cinema piangevano: capivano che stavano perdendo un grande uomo di cinema capace di produrre i capolavori di Pier Paolo Pasolini. Per fare film ci vuole coraggio ed energia e solo chi ha fatto realmente questo mestiere può poi trasmetterlo ai giovani che, come diceva Kafka "vogliono un padre severo ma giusto". Oggi ci sono ancora, e per fortuna, bravi registi, come Bellocchio, Amelio, Virzì e Faenza: di quest'ultimo mi è molto piaciuto il suo ultimo film "I Vicerè". Ma in Italia spesso le cose importanti vengono sottovalutate. Una volta, il mio film, "Il prefetto di ferro" venne presentato alla Casa Bianca e uscirono solo tre righe sui giornali. Se la stessa cosa fosse capitata a Nanni Moretti avrebbero scritto fiumi di parole».

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