Album di ricordi sessantottino: io dov'ero, che facevo, in ...
Mario Capanna, che nel '68 era un baldo giovane, ripropone con commosso fervore il suo convinto: "formidabili quegli anni!". E invita a coniugare il '68 al futuro, anche se non si capisce bene quale possa essere il futuro del passato, a meno di non andare a pesca di nuovi miti, con palingenesi di contorno/ritorno. Marcello Veneziani, allora ricciuto adolescente anticonformista, non ci piange su, non rimpiange, fa le bucce agli ex-contestatori del potere e del sistema che hanno trovato il sistema per aver potere, quattrini e toga accademica, e dice che il '68 va rovesciato. Lo fa da destra: da quella destra a cui sono approdati tanti ex-sessantottini con lacrimuccia incorporata, e cenere sulle testoline imbiancate. E poi ci sono gli irriducibili, i "kattivik" del '68 rosso che più rosso non si può; e ci sono anche i sessantenni che allora furono militanti nazi-maoisti. Quanto ai cugini di Francia che allora tennero a battesimo il "joli Mai" all'insegna di un'innegabile "estetica"(torrenti di umanità fremente, barbe eversive, Marianne seduttive col capello scarmigliato), in gran parte adesso fanno i "maddaleni pentiti": dal casino furente del '68 è uscito solo il caos, dicono. Abbasso la linea di Mao. Viva la linea De Gaulle-Sarkozy, perdonateci: eravamo tanto giovani e tanto stupidi, eccitati e brufolosi, da credere che la Cina fosse vicina e la rivoluzione anche, ora vogliamo l'ordine, la democrazia, il progresso senza avventure. Il Vietnam? Mah... Cuba, patria della rivoluzione "barbuda"? Boh... E il Che? Beh... La storia insegna tante cose, crescendo si matura e si cambia ma insomma, voi avete esagerato. Allora peccavate negli eccessi, adesso siete in difetto di "emozioni". Dai turbini ideologici ai compitini da ragazzetti perbene, ce ne passa... Spiegatelo ai ragazzini che non ci capiscono più niente tra commosse rievocazioni e contorte rimozioni, in cui la peggiore figura la fanno i maestrini dagli eskimo riciclati: ieri innamorati persi di parole d'ordine, cortei, tatse-bao; oggi, trasformati in Remigi - alle leggi ligi, tutti Tocqueville e niente Trotzski. E ieri, come oggi, saccenti distillatori di verità, goccia dopo goccia. Per dirla con Celentano, la nevrosi (prima ideologica,poi post-ideologica) è di moda, e chi non l'ha ripudiato sarà? Bene, abbasso i nevrotici!