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Quel pellegrinaggio antico che unisce i cuori d'Europa

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Per lunghi secoli il sistema viario di base si fondò sui vari itinerari che, attraversando la Francia provenendo dall'Europa settentrionale, centrale e meridionale, confluivano in area pirenaica per poi dirigersi unificati, attraverso una linea viaria - il Camino de Santiago - che attraversava la Navarra, le Asturie e il Cantabrico fino a giungere in Galizia, a Santiago de Compostela. Questo sistema viario si andò ampliando e arricchendo fino a costituire, tra XI e XII secolo, un vero e proprio complesso stradale che, in parte utilizzando anche le vie consolari o militari romane o quel che ne rimanevano, quanto meno tra Francia meridionale, penisola italica e area balcanica, univa i tre grandi santuari della Cristianità e centri eletti di pellegrinaggio - Santiago, Roma e Gerusalemme - a una rete di centri santorali, di mercati, di città. Era, sulle prime, una via essenzialmente terrestre, dato che i mezzi navali non erano tanto sviluppati da accogliere e trasportare viaggiatori e pellegrini: con un unico tratto di mare da percorrere su vascelli, corrispondente grosso modo al canale d'Otranto, si poteva in qualche mese arrivare da Santiago a Gerusalemme e viceversa, naturalmente passando per Roma. Era un percorso che molti pellegrini compirono, sia pure non continuativamente bensì a tappe successive. Il Camino de Santiago propriamente detto, che collegava sia Roma, sia i centri di pellegrinaggio francesi quali Chartres, Vézelay, Le Puy e Saint-Gilles a Santiago di Galizia, a nord-ovest della penisola iberica, fu nel pieno medioevo la regina viarum europea, lungo la quale si mossero pellegrini, mercanti, cavalieri in cerca d'avventura e clerici vagantes a caccia di conoscenza. La famosa Via Francigena che attraversava l'Italia varcava appunto le Alpi al Moncenisio e di là si raccordava, attraverso Arles e Santi-Gilles, al più meridionale dei quattro "cammini" che solcavano la Francia. Quelli settentrionali - partendo rispettivamente da Parigi, Vézelay, La Puy - si riunivano a Ostabat non lontano da Bayonne, da cui partiva la strada che varcava i Pirenei al fatidico passo di Roncisvalle; il meridionale passava la catena montagnosa un po' più a sud-ovest, al colle di Somport, per riunirsi agli altri tra Viana e Puente la Reina in Aragona e di lì, attraverso Logroño, Burgos e León, giungere a Santiago de Compostela, quasi sulle rive dell'Atlantico. Il Camino, punteggiato di ospizi per i pellegrini e costellato di cattedrali e di santuari, era la Via Lactea, alla quale Luís Buñuel ha dedicato uno splendido film. Alla base del culto compostellano vi fu il ritrovamento d'una straordinaria reliquia, attorno all'820, quando la Galizia, estrema propaggine occidentale del regno delle Asturie, lottava per non venir sommersa dalla marea musulmana che aveva conquistato gran parte della penisola iberica. Là, in un luogo detto campus stellae (da cui la parola Compostela) perché segnato dall'apparizione di una stella rilucente, fu scoperta, miracolosamente giunta - si disse - via mare dal porto di Jaffa in Terrasanta, la tomba, di san Giacomo "maggiore" (cioè dell'apostolo Giacomo figlio di Zebedeo e fratello dell'evangelista Giovanni nonché, secondo la tradizione, somigliantissimo al Signore; da non confondersi con l'apostolo Giacomo "il minore", figlio d'Alfeo). In realtà la parola Compostela deriva piuttosto dal latino compostum tellus, "cimitero": e non sappiamo a chi veramente appartenga il corpo venerato a Santiago. Ma il santuario è splendido, venerabile e da secoli mèta di un pellegrinaggio continuo: anche oggi migliaia di pellegrini percorrono ogni anno, a piedi, la strada che ad esso porta, e giovani volontari tengono gratuitamente aperti per loro gli antichi ospizi dove si vive ancora come nel medioevo. Sto per percorrere anch'io, a piedi, un lungo tratto di quel Camino che in un'estate lontana, ormai quarant'anni or sono, ho fatto passo passo a piedi dai Piereni alla Galizia. Ne ripeterò soltanto un pezzo, abbastanza impegnativo: affronterò fra il 5 e il 14 maggio prossimi l'itinerario tra Burgos e León, rispondendo all'invito di un vecchio amico, Sergio Valzania, direttore di RadioRai, che da tempo sta organizzando lungo il Camino una serie di trasmissioni-dibattito itineranti. È pericolosa, la strada di Santiago: lo dicono anche le leggende. Briganti e bestie feroci - lupi, orsi… - non ce ne sono più, a parte qualche cinghiale. Ma si possono incontrare il diavolo e la tentazione, come nel film di Buñuel. I miei due avversari, nella fattispecie, saranno la mia vecchia sciatica e la rischiosa compagnia di un demonietto postmoderno: il matematico, scrittore e ateo impenitente Oddifreddi, il quale mi sfiderà cercando di dimostrarmi che Dio non esiste e che quindi la nostra passeggiata è inutile. Non oso pensare che riuscirò a convertirlo. Mi limiterò a tenergli testa. E Santiago, che nella battaglia di Clavijo dell'844 apparve su un bianco cavallo sbaragliando i mori, senza dubbio mi presterà il suo conforto.

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