De Sica: «Ho ancora paura del palcoscenico»
Mi parla di «Parlami di me»... «In "Parlami di me" c'è proprio tutto quello che può accadere dietro le quinte di uno spettacolo: compagnie che si incontrano, attori che decidono di lavorare insieme e preparare uno spettacolo. Quando ho conosciuto Sophia Loren, l'ultima regia teatrale di mio padre Vittorio. È proprio un musical sugli attori». È nato facendo l'attore? «Fin da piccolo con mio fratello recitavamo sketch che mio padre ci obbligava a fare. Papà Vittorio si divertiva moltissimo, io non troppo». Poco teatro, tanto cinema... «Sì. Fondamentalmente faccio solo cinema». È ora a teatro invece... «È la seconda volta che salgo su un palcoscenico teatrale, mi piace raccontare Christian, appunto parlo di me. Una sorta di confessione, speranze gelosie. Ed ogni sera mi emoziono quando mi tocca parlare di mio padre Vittorio. Un padre, un grande esempio». Fondamentale il suo rapporto con Maurizio Costanzo... «Devo molto a Costanzo. Da quando ho cominciato a fare questo mestiere. In una trasmissione televisiva scritta proprio da Costanzo ho cominciato. Poi non ci siamo visti per tanti anni. L'ho incontrato qualche anno fa e mi ha proposto di fare uno spettacolo musicale proprio sulla mia famiglia e su di me. Ho accettato. Uno spettacolo corale, una emozione e una soddisfazione ogni sera». Ma cos'è per Lei il teatro? «È un bellissimo e lunghissimo viaggio. Sul palcoscenico mi piace cantare, ballare e in questo spettacolo sto in scena con una compagnia davvero fantastica». Ha mai avuto perplessità durante la tournée...? «Prima di entrare in scena qualche volta in quinta mi è capitato di chiedermi perché l'ho fatto, mi dispero, a volte mi pento. Poi tutto finisce una volta in scena. E per farmi tornare dietro le quinte mi devono davvero costringere». Le piace andare a teatro... «Ero giovanissimo, andavo tanto a teatro, proprio a Roma all'Eliseo con i miei genitori amici di Stoppa. Ho davvero assistito a spettacoli teatrali interessantissimi, ora non ho tanto tempo per andarci». È giusto che i giovani vadano a teatro? «Assolutamente sì. I giovani vanno a teatro, vengono a teatro. Sono seduti nelle file posteriori, fanno il tifo e quando c'è tanta agitazione tra i giovani è davvero più facile recitare».