Dina D'Isa [email protected] Va in frantumi lo stereotipo ...
La pellicola racconta tre vicende parallele, ispirate a fatti relamente accaduti, tre storie legate dallo stesso dramma, quello della violenza, soprattutto sulle donne e soprattutto nell'ambito familiare. Nel primo episodio c'è Nina (Bahar Pars), ragazza islamica che solo per avere un fidanzato viola le leggi della sua tradizione: morirà brutalmente su un'autostrada, costretta a buttarsi sotto le macchine dai suoi stessi familiari. C'è poi la storia della giornalista tv svedese Carina (Lia Boysen), che dopo ripetuti maltrattamenti da parte del marito e collega di lavoro, lo denuncia, ma solo dopo molti tentennamenti. Nel finale, una storia di violenza non al femminile: Aram (Rueben Sallmander) gestisce un locale notturno e, una sera, uno dei suoi addetti alla sicurezza Peter (Per Graffman) viene ferito da un gruppo di malavitosi. Aram, che ha visto in faccia gli aggressori e vuole denunciarli, sarà perseguitato e minacciato da questi che vogliono farlo desistere nel loro riconoscimento in tribunale. «Anche se mi sono ispirato a fatti reali - ha detto il regista, ieri a Roma - volevo realizzare un horror, rendendo omaggio alla cinematografia di Hitchcock, che narrava le storie dal punto di vista delle vittime. Già a 13 anni, giravo film polizieschi e questa passione me la porto dentro, anche se ormai ho cambiato genere. Il film - che ha avuto il Premio Amnesty International al 57esimo Festival di Berlino - ricorda che questo tipo di violenze private accadono ovunque e non solo in Svezia dove, secondo una statistica, il 50% delle donne viene picchiata da un proprio familiare almeno una volta nella vita. E non credo ci sia alcun rapporto tra l'alta percentuale di violenza in Svezia e il consumo d'alcool: conosco persone che bevono che non hanno mai picchiato la moglie e altre, magari astemie, che lo fanno ripetutamente». I dati sono stati confermati anche da Erika Bernacchi di Amnesty: in Italia la famiglia continua a costituire per la donna il luogo a più elevato rischio di omicidi e tra tutte le donne uccise in Italia, in media sette su dieci trovano la morte proprio per mano di un familiare o di un partner. Secondo l'indagine Istat, in Italia un terzo delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni ha subito «violenza fisica» o «violenza sessuale» nel corso della propria vita. Il 14,3 per cento delle donne che hanno un rapporto di coppia in corso o ne hanno avuto uno in precedenza, è stato vittima almeno una volta di violenza fisica o sessuale commessa dal partner o ex partner. Nella loro vita, circa il 4,8 per cento delle donne ha subito uno stupro o un tentato stupro, di cui il partner o ex partner è responsabile nella maggioranza dei casi (69,7 per cento). Nei restanti, l'autore della violenza è quasi sempre un amico, un parente, un collega o comunque un conoscente e solo il 6,2 per cento degli stupri è opera di uno sconosciuto. Mentre il 18 per cento ha subito qualche forma di stalking, cioè «comportamenti persecutori» da parte del partner.