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Vasco Rossi - Il mondo che vorrei

Vasco Rossi - Il mondo che vorrei

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È da quando era ragazzino che cerca un senso a questa situazione chiamata vita. Ma mentre invecchia, Vasco intuisce con certezza assoluta che l'unica soluzione è godersi l'avventura, poco importa che si trasformi in un'odissea quotidiana o in un baccanale.Perché, avverte lui, «il mondo che vorrei è un mondo dove si viaggia mai e non si arriva mai». Che nessuno pensi all'approdo: si naviga a vista, la barra del timone fissa sulle onde del Mare delle Illusioni, troppa realtà può farci naufragare. D'altra parte, spiega oggi, «mi sento un sopravvissuto, in tutti i sensi. Ho vissuto intensamente anche perché credevo di avere una vita breve. Ho fatto un sacco di esperienze e cambiato modi di vivere: ho vissuto da sconosciuto, da povero, da ricco e famoso. Da montanaro, da studente, da deejay e da rockstar. Mi sembra che Dio mi abbia concesso una vita veramente molto varia e lunga...o forse si è dimenticato di me». Non è un cattivo maestro, né un comandante cinico, il signor Rossi: ma un poeta smagato, che aiuta a sopportare il tedio dell'esistenza senza impancarsi a profeta del nulla. E in trent'anni di carriera (dal 1978 a oggi ha pubblicato 20 album) ha acquisito sfumature psicologiche, smussato l'atteggiamento guascone del giovane a tutti i costi, regalando sempre maggior potenza ed espressività al suo rock. Lo dimostra compiutamente il nuovo cd, in uscita domani. «Il mondo che vorrei», titolo tratto dalla sontuosa ballata che apre il lavoro e che impazza già nelle radio come primo singolo, appare scintillante, poderoso, irrefrenabile. E dal vivo (la tournée 2008 si inaugura il 29 e 30 maggio, due date già andate esaurite all'Olimpico di Roma) funzionerà in modo sontuoso, perché il segreto della sua creatività è questo incessante rigenerarsi, mantenendo intatto il marchio di fabbrica vaschiano. Lui si dice soddisfatto. Ed esausto: «Scrivere una canzone è come ballare per ore, prima di cadere a terra sfinito dallo sforzo, finalmente morto», canta in "Non vivo senza te", una delle sortite erotico-dongiovannesche del Nostro, che d'amore parla (con la sua solita cifra impertinente e divertita) anche in "Vieni qui", "Colpa del whisky", o nella vertiginosa "Gioca con me" che regala ricami fantasmagorici di Slash, l'ex chitarrista virtuoso dei Guns 'n'Roses. Vasco racconta così la sua apparizione in studio: «Il giorno fissato stavo cantando il pezzo sulla base del provino quando è arrivato...vestito esattamente da Slash: jeans attillatissimi, catena per le chiavi alla cintura, cappellino all'indietro che raccoglieva i capelli in una coda e fazzoletto tipico pendente dalla tasca di dietro...mi passa davanti, mi saluta con uno strano sorriso tra la complicità e il divertito». Continua il rocker emiliano: «Io non parlo bene l'inglese e lui l'italiano, ma ci capiamo al volo...Pur essendo uno degli eroi più maledetti della storia della chitarra, sapeva già il pezzo...lo aveva imparato prima e ora lo suonava come fosse suo. Il giorno dopo, quando ho sentito la registrazione sono rimasto allibito». Ma tutto il disco, che esce a quattro anni di distanza da «Buoni o cattivi», gira sulla supremazia delle chitarre: tra Mike Landau e Stef Burns, Dean Parks o Rafael Moreira, con l'eccezione di Massimo Varini, il repertorio trova le sue radici nell'ambientazione ultra-urbana di Los Angeles, dove è stato in gran parte realizzato. Vasco naviga nelle acque tempestose del rock duro con la stessa indolenza con cui affronta i momenti slow che diventeranno classici in un battibaleno. Con una citazione d'onore, oltre che per "Il mondo che vorrei", anche per "E adesso che tocca a me", non fosse altro per quei versi abbacinanti nella loro cruda semplicità come «Adesso che ho capito come va il mondo, che cosa me ne faccio della sincerità». L'unico modo, suggerisce questo vecchio ragazzo di 56 anni, è di tenersi ancora i sogni nelle tasche. Sperando di non scoprirle bucate. Voto: 8/10

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